Tina Lepri
Leggi i suoi articoliGenova. L’immigrazione che cambia è il soggetto della mostra permanente che il Galata, il Museo del Mare di Genova, ha inaugurato nella sezione Mem-«Memoria e migrazioni».
Una cronistoria a partire dal 1973, quando quelli che arrivarono superarono le partenze degli italiani, fino alle ultime terribili vicende diventate dramma quotidiano delle emigrazioni. Uno spazio che serve soprattutto a «Dare voce a chi difficilmente ce l’ha», dice il direttore del Museo Pierangelo Campodonico.
Basta toccare gli schermi nelle sale che contengono fotografie, documenti, opere della lunga storia dell’emigrazione (non solo dei 5 milioni di persone arrivate nel nostro Paese negli ultimi decenni ma anche quella degli italiani partiti in cerca di fortuna) e si avviano i video, le voci, i racconti di uomini e donne dalla Somalia, dal Bangladesh, dalle Filippine, dal Sudan, dalla Moldavia. Centinaia le interviste raccolte da Giovanna Rocchi: cronache di viaggi «parlati» negli spazi ricavati dal nuovo allestimento dell’architetto Debora Bruno. Tanti scenari di povertà e guerre, ma anche testimonianze di persone che hanno trovato lavoro spesso creando nuove attività e piccole imprese. Un affresco sulla realtà dell’immigrazione nell’Italia che cambia, costruito anche da fotografie e dai lavori artigianali. In mostra anche i barconi semidistrutti usati per le drammatiche traversate del Mediterraneo.
Originale la sezione «Genova in un giorno», un filmato di 24 ore vissute «Insieme fra diversi», in luoghi pubblici e privati, autobus, bar, strade, parchi.
Nella sezione «Emigrazione italiana», la voce di Florindo Quaquarini sbarcato in Argentina nel 1907: «Oggi giunse un mese che sono arrivato in America. Di salute stiamo pienamente bene, così speriamo che sia di voi tutti. Io lavoro nella ammazzatura dei bovi».
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La giornalista Tina Lepri dà i voti ai musei italiani. Dieci le materie: Sede | Accesso | Sistemi informatici | Visibilità | Illuminazione | Custodi e Sicurezza | Toilette | Bookshop | Ascensore | Caffetteria
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