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Le voci dei galleristi nel coprifuoco da coronavirus: Hélène de Franchis

Hélène de Franchis
Hélène de Franchis |

«Vi racconto “Vetro”, che avremmo dovuto inaugurare il 21 marzo: una mostra maturata dopo aver visto le raffinate esposizioni alle Stanze del Vetro di Venezia e quella al museo di Castelvecchio dedicata ai vetri di Scarpa. Ho voluto indagare l’uso del vetro nell’arte contemporanea, andando oltre il design. Così tra gli artisti con i quali lavoro, ho individuato chi usa il vetro abitualmente, chi solo per una volta e con intenti diversi.

Il risultato è una mostra inaspettata. Il vetro mi ha sempre affascinato e, nel corso degli anni, nei mercatini in giro per il mondo, ho raccolto vari oggetti in una piccola collezione - senza valore economico - che ho parzialmente integrato nell’esposizione, come le due teste in vetro opalino forse degli anni ’30 o ’40, che introducono la mostra: erano utilizzate dalle modiste per mostrare i cappelli.

Degli artisti esposti solo Giorgio Vigna lavora regolarmente a Murano e crea opere sempre innovative di straordinaria bellezza. Herbert Hamak ha già sperimentato il vetro, per ragioni di luce e trasparenza: qui propone 4 nuovi lavori. Marcela Cernadas, conquistata da questo materiale misterioso, ha frequentato Murano e ha realizzato Souvenir. Alberto Garutti espone uno dei famosi Orizzonti e un’opera di vetro colorato, che ricorda la luce che rifletteva il colore del muro della casa di fronte nella sua stanza da ragazzo.

Una sorpresa sono le Cartoline agli amici: 4 piccole opere con vetri colorati dello scultore Igino Legnaghi. Preposizione Audace di Paolo Icaro èun nuovo lavoro in gesso e vetro ed è affiancato da un pezzo del 1983 interamente di vetro. Esther Mathis, ha realizzato due opere di grande poesia.

Costas Varostos è presente con un’opera di grandi dimensioni in ferro e vetro che con leggerezza rimanda al mare, all’aria. Roberto Pugliese affida, a 25 anfore di vetro sospese, la propagazione di un suono lieve e ovattato. Infine Stuart Arends con Three coffee Cups colmate di cera, svela un uso del vetro assolutamente casuale, ma coerente con la sua ricerca. La mostra è installata, silenziosa, e pazientemente attende…».

a cura di Camilla Bertoni

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