Gallerie non stop | Gió Marconi

Le voci dei galleristi nel coprifuoco da coronavirus

Gió Marconi
Gió Marconi |

«Per la quinta mostra personale con la galleria [che avrebbe dovuto inaugurare il 2 aprile], Grazia Toderi ha ideato cinque nuove proiezioni video le cui immagini evocano la Terra o altri pianeti, le profondità del cosmo o i meandri più nascosti del corpo umano. Nelle proiezioni appaiono anche sistemi luminosi o mirini che attraversano lo spazio, come a voler prendere misure, puntare una posizione, mettere a fuoco, cercare qualcosa o qualcuno.

Punto di partenza delle opere è uno degli argomenti fondamentali della geometria descrittiva: la teoria delle ombre, che si occupa di rappresentare l'ombra prodotta da un solido rispetto ad alcune fonti di luce. L'attenzione di Grazia Toderi si concentra dunque non solo sulla proiezione di luce ma anche su quella delle ombre, tema ricorrente nel suo lavoro che qui viene ulteriormente indagato secondo una nuova e più ampia prospettiva.

Se la loro luce incontra i corpi dei visitatori le ombre che si creano interagiscono con le proiezioni all'interno della sala espositiva. Il punto di vista cambia la percezione di sé, della propria ombra, intesa come specchio, alter ego, ma anche come mezzo di riconoscimento. Il punto di vista e la posizione dell'osservatore cambiano le immagini. Man mano che il visitatore si sposta o si avvicina al cono di luce la sua sagoma si trasforma e da grande si fa sempre più piccola, o da sfocata sempre più a fuoco. Appare o scompare.

Il mirino è uno strumento e un puntatore ottico, che serve ad indagare, a cercare di tenere una posizione e un orientamento, a prendere e comparare misure, a mettere a fuoco le immagini. E ricorda anche immagini di guerra cui Grazia Toderi ha dedicato negli anni molti suoi lavori. Infatti il tema del conflitto, e della trasformazione della cartografia terrestre e celeste, è presente nella ricerca dell'artista a partire dalle opere fotografiche della fine degli anni '80».

A cura di Federico Florian

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