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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliIn occasione del secondo anniversario dell’incendio doloso che ha distrutto Città della Scienza (cfr. n. 330, apr. ’13, p. 6) che è stato anche il primo museo scientifico interattivo italiano, la mostra «Messa a fuoco», curata da Alessandra Drioli e Giuliano Sergio e aperta fino al 31 maggio, si propone come testimonianza della potenza creativa dell’arte, capace di trasformare la vita e di offrire speranza e dignità per un futuro, che si spera prossimo, di ricostruzione culturale e civile dell’intera area di Bagnoli.
Il racconto della distruzione si dispiega attraverso diverse sensibilità e linguaggi artistici: le fotografie di Mimmo Jodice prediligono composizioni claustrofobiche che mettono in evidenza le ferite delle macerie, mentre Antonio Biasiucci organizza i frammenti dall’interno di un polittico di grandi dimensioni (nella foto) affidandosi alla contrapposizione tra bianchi e neri per la restituzione della drammaticità della visione. Diversa ancora la scelta di Fabio Donato, che restituisce una dimensione più pittorica alla fotografia e, infine, quella di Raffaela Mariniello che sottolinea l’atmosfera surreale e inquietante di quei luoghi devastati.
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