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L'installazione di JR per l'Armory Show a New York

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L'installazione di JR per l'Armory Show a New York

Fiere in fiore a New York, Dubai, Hong Kong

Primavera in tournée per 22 gallerie italiane

Anna Brady, Anny Shaw

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Un’opera monumentale dello street artist JR saluta i visitatori dell’Armory Show all’esterno del Pier 94 sull’Hudson, dove sorge uno dei due padiglioni della fiera newyorkese d’arte moderna e contemporanea. L’opera si ispira a Ellis Island, dove approdavano i migranti europei negli Stati Uniti e raffigura una lunga fila di profughi siriani. 193 le gallerie che espongono dal 7 all’11 marzo ai Pier 92 e 94. Ritornano Gagosian (assente dal 2013) e Perrotin. 15 le gallerie italiane: Continua, kaufmann repetto, Mazzoleni, Galleria Maggiore, Francesca Minini, Massimo Minini, P420, Lia Rumma, Lorenzelli, Montrasio Arte, Repetto Gallery, Ronchini, Lorcan O’Neill, Prometeogallery e Vistamare.

Gli afroemirati
Art Dubai, la cui dodicesima edizione è in programma dal 21 al 24 marzo al Madinat Jumeirah di Dubai, si è dotata di un nuovo programma voluto da Pablo del Val, direttore internazionale della rassegna. Si tratta di «Residents», per il quale 11 gallerie hanno selezionato un artista ciascuna per una residenza da quattro a otto settimane negli Emirati Arabi Uniti. Le opere da loro prodotte offriranno «una visione degli Emirati attraverso gli occhi di qualcuno che li incontra per la prima volta, spiega del Val. Credo che abbiamo tutti un’idea preconcetta di questo Paese e quando ci si arriva, ci si rende conto che non è ciò che ci aspettava e prevedo la stessa reazione da parte degli artisti. Penso che rimarranno scioccati. Mi aspetto qualcosa che può andare da un esaurimento nervoso a un repentino innamoramento». Art Dubai è una delle fiere più internazionali e quest’anno annovera 105 espositori provenienti da 48 Paesi. Dall’Italia arrivano Persano, Franco Noero, Continua e Officine dell’Immagine. Particolarmente marcata l’influenza di gallerie dell’Africa occidentale e del Sudafrica (i nuovi espositori comprendono la Gallery 1957 di Accra e la Addis Fine Art di Addis Abeba e Londra). «L’anno scorso la risposta ottenuta dalle opere degli artisti africani è stata molto positiva; hanno venduto tutti molto bene, ricorda del Val. Da allora ha fatto viaggi di ricerca in Sudafrica, Ghana e Nigeria per incontrare galleristi e collezionisti africani che sono anche stati invitati al programma vip della fiera».

Un hub globale a Oriente
L’abbondanza di mercanti occidentali che aprono gallerie a Hong Kong in coincidenza con la sesta edizione di Art Basel (ABHK, dal 29 al 31 marzo all’Hong Kong Convention & Exhibition Centre) viene percepita in modo contrastante. Alcuni vedono l’arrivo di mercanti del calibro di Hauser & Wirth e David Zwirner con un certo timore, altri invece lo interpretano come un segno di maturità del mercato. Secondo Adeline Ooi, direttrice dell’ABHK, «se si vuole definire Hong Kong un hub globale, la presenza delle gallerie è necessaria. Inoltre non serviranno solo Hong Kong ma una regione molto più estesa». Mercanti di tutta l’Asia stanno potenziando la loro presenza all’interno della fiera. Delle 248 gallerie, 41 sono della Cina continentale (6 in più rispetto all’anno scorso) e 26 di Hong Kong. Con la Dastan’s Basement di Teheran l’Iran è presente per la prima volta in assoluto in una fiera del network Art Basel. Il numero di gallerie indiane aumenta da 3 a 9, comprese le debuttanti Tarq di Mumbai e Gallery Espace di New Delhi. Folta la presenza italiana, composta da Artiaco, Cardi, Continua, Massimo De Carlo, Mazzoleni, Francesca Minini, Franco Noero, Lorcan O’Neill, Lia Rumma e Tornabuoni. La metà circa dei 30 progetti della sezione «Kabinett» è di artisti asiatici, molti dei quali «noti nel circuito delle biennali», specifica la Ooi. Tra questi il cinese Yu Hong, che presenta «She’s Already Gone» (2017), un progetto di realtà virtuale con la galleria di Pechino Long March Space.

THE ARMORY SHOW
ART DUBAI
ART BASEL HONG KONG
 

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Anna Brady, Anny Shaw, 06 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

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