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Favori ad amici pittori

Favori ad amici pittori

Francesca Romana Miorelli

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Dal 16 marzo al 4 settembre, il Chiostro del Bramante, a cura di Francesca Dini, propone «I macchiaioli. Le collezioni svelate» (organizzata da Dart-Chiostro del Bramante e Arthemisia Group), con 110 opere passate nelle raccolte di nove collezionisti storici: il critico del gruppo Diego Martelli, gli artisti Cristiano Banti e Mario Galli, i professionisti o imprenditori Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci e Camillo Giussani, e Mario Borgiotti, conoscitore e divulgatore (catalogo Skira).

«Le più antiche collezioni di cui si ha notizia sono quelle del critico Martelli e di Banti, pittore e mecenate, afferma Francesca Dini. Acquistarono opere degli amici pittori per aiutarli, ma presto cominciarono a dare un disegno organico alle loro raccolte d’arte perché ne compresero l’importanza ai fini della storicizzazione del movimento. Martelli portò a compimento il suo disegno destinando la sua collezione alla Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti, costituendo così il suo nucleo di partenza».

Da questo fondo provengono il «Ritratto di Teresa Fabbrini Martelli» (1865-66) di Giuseppe Abbati e «La Senna» (1876-77) di Alphonse Maureau. Dalla raccolta di Banti si possono ammirare «Le monachine» (1861) di Vincenzo Cabianca e «La raccolta del fieno in Maremma» (1867-70) di Giovanni Fattori. Lo scultore fiorentino Galli scelse alcuni capolavori, costretto poi a cederli a collezionisti come Giacomo Jucker: dalla «Casa e marina a Castiglioncello» (1862) di Edoardo Borrani a «La filatrice» (1861) di Cabianca, alla quasi inedita «Ciociara - Ritratto di Amalia Nollemberg» (1882) di Fattori.

«A cavallo tra Otto e Novecento, l’epoca di Mario Galli, Rinaldo Carnielo, Enrico Checcucci, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, nacquero le collezioni più importanti, ossia raccolte sceltissime e imponenti per numero di opere, aggiunge la Dini. Poi, grazie all’attività pubblicistica dei vari critici, Ugo Ojetti, Mario Tinti ed Enrico Somarè, e al crescente interesse del mercato milanese, questi nuclei fiorentini di opere in larga parte hanno raggiunto il nord della penisola, creando negli anni Trenta del Novecento le raccolte Jucker, Giussani, Marzotto e altre».

Un altro cultore di Fattori fu Sforni, intellettuale, pittore e mecenate, che collezionava le sue tavolette dipinte en plein air, accostate a dipinti di arte medievale e orientale (in mostra un kakemono di Maruyama Ōkyo del 1780 ca), e a opere di artisti a lui coevi come Ghiglia, Lloyd e Puccini. 

 

Francesca Romana Miorelli, 12 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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