Fausto Pirandello, l’anticlassico

Al Mart di Rovereto ritratti, nudi, nature morte, composizioni illustrano il percorso dell’artista a partire dagli anni Venti

«Ritratto di Luigi Pirandello» (1936), di Fausto Pirandello. Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Camilla Bertoni |  | Rovereto (Tn)

«“Il dramma della pittura” raccoglie una cinquantina di capolavori di Fausto Pirandello, artista straordinario che si è posto fin da principio l’obiettivo di rappresentare la verità delle cose». A spiegarlo è Daniela Ferrari, curatrice insieme a Manuel Carrera della mostra che il Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ospita dal 15 marzo al 18 giugno. Ritratti, nudi, nature morte, composizioni illustrano il suo percorso a partire dagli anni Venti.

«La cosa straordinaria di Pirandello, figlio del premio Nobel per la letteratura Luigi di cui in mostra è presente il celebre e intensissimo ritratto del 1936 (nella foto), è che nella sua pittura antichità e modernità riescono a fondersi in un equilibrio tra debiti formali verso il passato e l’urgenza delle pulsioni del tempo presente, continua Ferrari. La sua è una pittura anticlassica: con una scelta stilistica precisa e radicale, non intende edulcorare la realtà, ma anzi restituirne ogni aspetto attinente al vero. I corpi rendono anche il senso della non bellezza e l’indagine sulla natura umana, con i suoi risvolti psicologici che denunciano la conoscenza profonda dell’animo umano anche attraverso l’assimilazione della letteratura paterna».

Tra i capolavori esposti, icona della pittura pirandelliana, è «Donne e salamandra», carico di mistero ed enigma. «I dipinti dedicati alla serie delle bagnanti, prosegue la curatrice, raccontano la capacità di guardare e rileggere la pittura di Cézanne conosciuto negli anni parigini, le nature morte dimostrano la grandissima maestria nella resa cromatica e nell’equilibrio delle parti». Altro filo conduttore è il tema dell’autoritratto. «A partire dagli anni Venti, conclude Daniela Ferrari, è interessante ripercorrere la parabola dell’artista che si mette in gioco: l’analisi del vero e la sua trasposizione in pittura corre sempre attraverso l’analisi interiore che inevitabilmente per il pittore si esprime attraverso la rappresentazione di sé stesso».

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