Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliLo scorso ottobre a Roma, al Teatro Argentina, il belga Jan Fabre (Anversa, 1958), performer, regista e artista visivo, ha messo in scena «Mount Olympus», una performance durata ventiquattro ore, in cui il «corpo» dell’uomo, dilaniato dalle umane passioni ma anche da una tensione verso il divino, vive in un flusso di eventi tra la tragedia classica e il demoniaco.
Lo scorso 18 novembre ad Anversa l’artista ha invece donato alla Cattedrale di Nostra Signora, che vanta pitture monumentali di Rubens, un bronzo dorato, «The man who bears the Cross».
La scultura, alla quale ha dato in parte le sue sembianze, non intende essere un’opera religiosa, ha dichiarato Fabre, ma soprattutto rappresentare l’uomo contemporaneo con un’attitudine critica (la fede nel dubbio) in ogni momento dell’esistenza.
Fino al 20 dicembre alla Deweer Gallery a Otegem, non lontano da Anversa, si tiene una mostra che celebra i trent’anni di collaborazione tra Fabre e il gallerista Mark Deweer: concepita come un’unica grande opera, ripercorre l’intera stagione creativa di Fabre, inserendo i lavori che ne hanno segnato l’evoluzione.
Altri articoli dell'autore
Una sessantina di opere di 51 artisti (da Parmigianino a Schiele, da Boetti a Kentridge), entrate nella collezione dell’istituto romano grazie a tre milioni finanziati dallo Stato, sono ora visibili a Palazzo Poli
Un’antologica nel Casino dei Principi a Villa Torlonia e al Mlac di una delle artiste più moderne e complesse del Novecento
L’allestimento da Tornabuoni è una continua scoperta all’interno dell’emisfero artistico e umano dell’artista torinese
Dopo cinque anni il direttore saluta il Macro di Roma con una collettiva di oltre trenta artisti che intende «restituire uno sguardo dinamico al visitatore»