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Achille Bonito Oliva

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Se l’arte è produzione di significati, il mercato, il museo e il collezionismo sono gli strumenti di espropriazione di questo significato. L’artista elabora una macchina linguistica che funziona attraverso ingranaggi autosufficienti e chiusi su propri sistemi. Eppure il mercato, il museo e il collezionismo sono le energie motrici che ne determinano e permettono il continuo funzionamento. Il mercato e il collezionismo da una parte e il museo dall’altra si muovono secondo motivazioni che sottendono un preciso disegno: quello della tesaurizzazione del significato e, quindi, della mercificazione. Il museo è un’istituzione che esegue la sua espropriazione in nome di una astratta collettività, che dovrebbe così usufruire della contemplazione socializzata e pubblica dell’arte. In realtà essa funziona per nome e per conto di un mandante che è la classe egemone che detiene tutto il potere, anche quello di produrre e aggiornare i significati di un linguaggio «doppio» rispetto a una realtà che già manipola.

Achille Bonito Oliva, 20 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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