Epidemie nell'arte in Italia | TORINO
Profezia e commemorazione della peste nel Ducato Sabaudo: lo «Speculum humanae vitae» e altre storie di contagio nell’arte piemontese

Il ducato sabaudo durante i primi trent’anni del Seicento fu terreno di scontri e di gravi turbolenze politiche, sociali e religiose. Terra di confine e porta d’Italia, fu interessata dalle eresie che scendevano dal Nord Europa con l’aspro scontro fra cattolici e valdesi che destabilizzò in modo devastante la società locale e l’economia. E poi una serie di stagioni di clima instabile che provocarono pesanti carestie.
A nulla servirono gli editti di Carlo Emanuele I per calmierare i prezzi e arginare le speculazioni: un esodo interno dalle campagne verso Torino riempì la capitale (al tempo contava circa 20mila abitanti) di miserabili, mendicanti, straccioni in condizioni igieniche spaventose. La peste scoppiò nel gennaio del 1630 e fu subito un’ecatombe. I Savoia scapparono a Cherasco e della città si occupò solo più l’eroico sindaco Giovanni Francesco Bellezia, che si ammalò e riuscì a
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