Eike Schmidt aspettava il ritorno di Franceschini e il nuovo impegno in favore dei musei per confermare la rinuncia a Vienna: dirigerà per altri 4 anni gli Uffizi, quasi completamente riallestiti con grande efficacia. Prossimi obiettivi: il Corridoio Vasariano e grandi lavori a Palazzo Pitti e Boboli
Eike Schmidt è tedesco, ha studiato a Firenze, è esperto di arte toscana, parla un italiano perfetto. È entusiasta e loquace. Soprattutto adesso, dopo aver confermato il suo desiderio di rimanere a dirigere, per altri quattro anni, le Gallerie degli Uffizi: un mega polo composto non soltanto dagli Uffizi, ma anche da Palazzo Pitti e Giardino di Boboli. Un colosso da più di 4 milioni di visitatori all’anno. Ma prima di accettare il reincarico, e di comunicare quindi il suo rifiuto al Kunsthistorisches Museum di Vienna che pure lo voleva alla sua guida, ha aspettato non soltanto la nomina di Franceschini, che l’aveva voluto agli Uffizi nell’ambito della sua riforma dei «supermusei» italiani, ma anche che il nuovo Governo confermasse la volontà di investire su cultura, musei, autonomia.
Perché agli Uffizi c’è ancora molto da fare.
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