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Drouot lancia il vetting anche per le aste

Marie Potard

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Allo scopo di consolidare la sua immagine e credibilità, Drouot ha ritenuto necessario fare ricorso a un vetting (comitato di esperti). Un modo per risanare il mercato ed evitare che un solo esperto si pronunci su un lotto.

«È necessario evitare che un oggetto snaturi la qualità dell’esposizione trasmettendo una cattiva immagine della vendita e, attraverso di essa, del mercato», spiega Michel Maket, presidente del Sfep (il sindacato francese degli esperti professionali di opere d’arte e oggetti da collezione).

Inoltre, tre organizzazioni professionali, lo Sfep, la Cne (Compagnie Nationale des Experts) e la Cnes (una Camera nazionale degli esperti d’oggetti d’arte e da collezione) hanno concluso accordi con Drouot per intervenire, e solo in questo contesto, in occasione cioè di vendite collettive di commissaire-priseur in diversi settori, di vendite miscellanee, per i lotti importanti, o quando un oggetto pone uno specifico problema.

Il protocollo è il seguente: Drouot, e in particolare Alexandre Giquello, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Drouot Enchères, richiede l’intervento delle organizzazioni professionali in base alle loro competenze. Queste ultime richiedono successivamente l’intervento dei loro esperti specializzati, in base alle loro disponibilità. Gli esperti vengono a esaminare gli oggetti in una data stabilita e trasmettono un rapporto al loro presidente che, personalmente, riporta i dati in una nuova relazione inviata ad Alexandre Giquello.

In questa relazione, il nome degli esperti non appare. «In questo modo, preservo l’anonimato dei miei esperti ed è la compagnia stessa ad assumersi la responsabilità. È importante, tenuto conto della “giuridicizzazione” generale del mercato dell’arte», sottolinea Frédéric Castaing, presidente della Cne. 

Non si tratta di redigere una controexpertise, ma di segnalare i dubbi a Drouot in modo tale che non si verifichino errori grossolani. «Ci limitiamo a fornire a Drouot una consulenza», dice Michel Maket. Drouot è libero di darvi seguito o meno.

Il vetting ha già potuto operare in occasione della vendita collettiva di disegni organizzata da Drouot il 31 marzo scorso. Gli esperti convocati sono stati portati a esaminare gli oggetti esposti e a dare il loro parere. In questo modo hanno potuto rilevare una riproduzione. Drouot ne ha tenuto conto e ha ritirato il lotto dalla vendita. Questo comitato per il vetting ha anche lavorato per le aste di fine maggio-inizio giugno ospitate dalla storica sede di vendita parigina. 

Questa iniziativa, comunque, ha dei limiti. Innanzi tutto perché il vetting può intervenire solo in occasione di vendite ed esposizioni collettive, una decina all’anno delle 1.400 totali.

«Interveniamo caso per caso. Non percorriamo tutte le sale di Drouot, non è questo il nostro ruolo», spiega Frédéric Castaing. Ma anche perché Drouot non ha potere coercitivo sui commissaire priseur preoccupati di conservare la loro indipendenza. Anzi, è proprio compito di Drouot convincere i più riluttanti che questa procedura è una buona cosa per l’hôtel des ventes.

Marie Potard, 16 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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