Dopo l'11 settembre il mondo è una grande prigione?

Sbarre fisiche e mentali al centro della riflessione di 28 artisti al MaXXI di Roma

CHEN CHIEN-JEN People Pushing, 2007-2008 Courtesy CHEN CHIEN-JEN Studio
Federico Castelli Gattinara |  | Roma

«Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione», scriveva Voltaire nel Settecento. Oggi però il mondo in cui viviamo, ipertecnologico e iperconnesso, post 11 settembre, si è evoluto, o meglio involuto, in modo da somigliare sempre più a un’immensa prigione dove siamo tutti controllati, in nome soprattutto della sicurezza. È il tema di «Please come back» («Per favore torna indietro»), mostra di 28 tra artisti e architetti e oltre 40 opere allestita dal 9 febbraio al 21 maggio alla Galleria 5 del MaXXI, a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli (il titolo è di un’opera dei francesi Claire Fontaine, la scorsa estate a Villa Medici e al Museo Canonica a cura di Pier Paolo Pancotto).

Prigione e prigioni, con o senza sbarre, ma non per questo meno opprimenti, sono colte sia nella loro realtà fisica, quella indicata da
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© Riproduzione riservata H.H.Lim The cage the bench and the luggage, 2011   Acciaio zincato e valigia di alluminio con lucchetti e catena / Galvanized steel and aluminium suitcase with padlocks and chain, 484 x 216 x 228 cm Collezione dell’artista / Collection of the artist Courtesy Zoo Zone Art Forum Claire Fontaine PLEASE COME BACK (K.Font), 2008 tubi fluorescenti bianchi, acciaio montato su una struttura di ponteggio, rilevatore di movimento Installazione alla Galerie Chantal Crousel, Parigi, 20 dicembre 2008 – 31 gennaio 2009 Photo by Florian Keinefenn
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