Dopo l'11 settembre il mondo è una grande prigione?
Sbarre fisiche e mentali al centro della riflessione di 28 artisti al MaXXI di Roma

«Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione», scriveva Voltaire nel Settecento. Oggi però il mondo in cui viviamo, ipertecnologico e iperconnesso, post 11 settembre, si è evoluto, o meglio involuto, in modo da somigliare sempre più a un’immensa prigione dove siamo tutti controllati, in nome soprattutto della sicurezza. È il tema di «Please come back» («Per favore torna indietro»), mostra di 28 tra artisti e architetti e oltre 40 opere allestita dal 9 febbraio al 21 maggio alla Galleria 5 del MaXXI, a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli (il titolo è di un’opera dei francesi Claire Fontaine, la scorsa estate a Villa Medici e al Museo Canonica a cura di Pier Paolo Pancotto).
Prigione e prigioni, con o senza sbarre, ma non per questo meno opprimenti, sono colte sia nella loro realtà fisica, quella indicata da
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