Domitilla, Geltrude e la tartaruga d'argento
Nelle aste Cambi di ceramiche e vetri del ’900 spiccano i grandi nomi del XX secolo: da Gio Ponti ad Arturo Martini, da Dino Martens a Carlo Scarpa

Le ceramiche e i vetri del Novecento italiano sono l’oggetto delle due tornate pomeridiane che martedì 12 aprile Cambi batte nella sede di Milano. Tra i 72 lotti offerti nella prima sezione dedicata alle ceramiche, spiccano i nomi dei maggiori protagonisti del XX secolo come Gio Ponti, presente con numerosi lotti tra cui il più importante è indubbiamente un grande vaso del 1929 ca per Richard Ginori, in porcellana bianca e oro con coperchio a traforo decorato con figure di danzatori tra intrecci di volute e panneggi, stimato 50-60mila euro.
Sempre di Ponti, un grande piatto in maiolica policroma decorato con nudino Domitilla della serie «Le mie Donne» del 1927 ca è offerto con la stima di 8-10mila euro e, a seguire, due vasi ad orcio del 1925 ca, intitolati «Il putto» e «L’edile», con stima rispettivamente di 5-6mila e 6-7mila euro. Importanti anche le opere di Arturo Martini, come il gruppo «Le collegiali» realizzato da La Fenice di Albisola nel 1927 ca in terracotta maiolicata e stimato 5-6mila euro, e di Galileo Chini, rappresentato da un bel vaso a uovo del 1905 ca con decoro di scaglie e piume di pavone a lustri policromi, stimato 4-5mila euro.
Significativo, per le dimensioni straordinarie (altezza 45 cm, diametro 58 cm), un cachepot in terracotta maiolicata con decoro squisitamente Art Nouveau di profili femminili e fiori realizzato da La Colonnata di Sesto Fiorentino intorno al 1900 e stimato 2.500-3mila euro, così come il monumentale vaso, in maiolica con anse geometriche e decoro di applicazioni a fiamma e lustri policromi, di Tullio Mazzotti del 1940 ca stimato 5-6mila euro.
Tra i 126 vetri proposti nella tornata successiva, numerosi i pezzi degni di nota, nonostante la crescente difficoltà, sottolineata dall’esperto della casa d’aste Marco Arosio, a reperire vetri autentici e di qualità a causa dell’aumento dei falsi in circolazione. Indubbiamente raro è il vaso «Geltrude» della serie «Oriente» creato da Dino Martens nel 1954 per Aureliano Toso e stimato 10-12mila euro; altrettanto pregevole la bella vetrata di Paolo Venini del 1957 ca, formata da lastre in vetro a mosaico di canne nei colori rosso, pagliesco, ametista e lattimo montate con intelaiatura in ferro verniciato e stimata 15-18mila euro.
Da segnalare anche un raro e raffinato vaso a fiasca in vetro Laguna con decoro a foglia oro sommersa di Tomaso Buzzi per Venini del 1932, stimato 5-6mila euro, e il lampadario «Tartaruga d’argento» di Thomas Stearns per Venini del 1960 ca, in vetro soffiato in stampo a costolature orizzontali con fascia argentata interna e montatura in metallo cromato, stimato 4-5mila euro. Di Carlo Scarpa, importante il vaso sferico in vetro pesante della serie «Sommersi» con decoro di bollicine e inclusione di foglia oro disegnato per Venini nel 1936 ca e stimato 8-10mila euro.
Significative anche le proposte di delicati soffiati creati da Vittorio Zecchin, dalla MVM Cappellin e da Guido Balsamo Stella negli anni Venti, di alcune creazioni di Ercole Barovier degli anni Trenta e Quaranta, di Fulvio Bianconi, di Tapio Wirkkala e di Toni Zuccheri per Venini dagli anni Cinquanta agli Ottanta.