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Dire, non dire, inventare e negare

Anna Costantini

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Arriva in libreria, a cura di Matteo Spadoni, una delle riflessioni più importanti del filosofo e critico d’arte francese Georges Didi-Huberman (Saint-Etienne, 1953).

In Italia non sono mancate in questi anni le occasioni per conoscere il suo pensiero. Questo nuovo testo si colloca all’origine di molte elaborazioni dell’autore che qui ripercorre la genealogia di una parola che ci siamo abituati a usare, a proposito e a sproposito: «visuale».

Ma a quali categorie si riferisce questo termine e come si relaziona con la disciplina della storia dell’arte? Didi-Huberman vuole «interrogare il tono di certezza che regna così spesso nella bella disciplina della storia dell’arte». Il volume evidenzia che lo storico è un «inventore del passato», che ricostruisce la vicenda di oggetti che, nel passaggio attraverso i diversi momenti culturali, cambiano costantemente forma.

Didi-Huberman non ha mai smesso di scardinare le certezze accademiche della disciplina al fine di mettere in evidenza ciò che la storia dell’arte «dice, non dice, e nega». Dal Beato Angelico a Vasari, da Kant a Panofsky, dalle immagini acheropite a Vermeer, il libro è indispensabile per provare a leggere le immagini in tutta la loro complessità. 

Davanti all’immagine. Domanda posta ai fini di una storia dell’arte
di Georges Didi-Huberman, a cura di Matteo Spadoni
362 pp., 18 ill.
Mimesis, Sesto San Giovanni 2016
€ 26,00

Anna Costantini, 05 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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