Dire, non dire, inventare e negare

Anna Costantini |

Arriva in libreria, a cura di Matteo Spadoni, una delle riflessioni più importanti del filosofo e critico d’arte francese Georges Didi-Huberman (Saint-Etienne, 1953).

In Italia non sono mancate in questi anni le occasioni per conoscere il suo pensiero. Questo nuovo testo si colloca all’origine di molte elaborazioni dell’autore che qui ripercorre la genealogia di una parola che ci siamo abituati a usare, a proposito e a sproposito: «visuale».

Ma a quali categorie si riferisce questo termine e come si relaziona con la disciplina della storia dell’arte? Didi-Huberman vuole «interrogare il tono di certezza che regna così spesso nella bella disciplina della storia dell’arte». Il volume evidenzia che lo storico è un «inventore del passato», che ricostruisce la vicenda di oggetti che, nel passaggio attraverso i diversi momenti culturali, cambiano costantemente forma.

Didi-Huberman non ha mai
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

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