Diango Hernández ammaliato dalle onde
Nella nuova sede della galleria milanese Wizard il mare è ancora e sempre il filo conduttore delle opere dell’artista cubano

Con la personale «Cantos de Sirenas» dell’artista cubano Diango Hernández (1970, Sancti Spíritus, Cuba) la galleria Wizard inaugura la sua nuova sede in via Vincenzo Monti 32, a Milano, che va ad aggiungersi allo spazio al primo piano di via Aurelio Saffi 6, dove Federico Luger, gallerista e artista, ha operato negli ultimi tempi: «Uno spazio segreto e di difficile accesso, spiega, nato durante la pandemia, dove bisognava essere invitati. Poi abbiamo iniziato a farci mostre pubbliche ma la sua vera anima era quella di un club privato, più che di una galleria pubblica. Il nuovo spazio va a completare questa realtà, perché è a diretto contatto con il pubblico, si apre verso la strada e chiunque può vedere le mostre anche da fuori: Vincenzo Monti 32 è un’esposizione permanente, 24 ore su 24».
Diango Hernández era già stato protagonista nel 2022 da Wizard, in via Saffi, della personale «Olaísmo» («il linguaggio del mare», delle onde: «ola» in spagnolo). E il mare, che appartiene all’identità più profonda dell’artista, che è nato in un’isola ed è sedotto dal moto delle onde e dagli effetti ottici prodotti dal pulviscolo acqueo sprigionato dalle mareggiate, torna nei lavori esposti in questa nuova mostra, tutti dettati dal moto ondoso e dalla «voce» dell’acqua salmastra.
Vincitore nel 2009 del Premio Rubens, protagonista di personali in musei europei e presente nel 2005 all’Arsenale, in occasione della 51ma Biennale di Venezia, e nel 2006 alle Biennali di San Paolo e di Sydney, l’autore presenta dal 9 novembre al 31 dicembre, nella nuova sede di Wizard, un nucleo di opere recenti, fondate sui temi prediletti dell’identità e dello sradicamento culturale (dall’inizio degli anni 2000, dopo aver raggiunto il successo a Cuba, in Europa e negli Stati Uniti con il duo Oac-Ordo Amoris Cabinet, creato con Francis Acea, Hernández vive tra Düsseldorf e L’Avana).
In mostra spiccano grandi dipinti e disegni inediti, abitati dal moto fluido del mare che tuttavia, avverte l’artista evocando nel titolo le sirene, è tanto ammaliatore da indurci talora, proprio come fanno quelle, a infrangerci sugli scogli o a sprofondare nell’abisso. Oltre al ciclo di questi grandi dipinti astratti, da cui la mostra prende il titolo, figurano anche opere come «Nadia», che fa parte della ricerca suggestiva dell’«Olaísmo», frutto dell’isolamento durante la pandemia. Fu allora che, osservando un’immagine attraverso il vetro corrugato di una porta della sua casa di Düsseldorf («ma per me “casa” è Cuba», ribadisce), all’artista tornò alla mente quel pulviscolo acqueo respirato tante volte in inverno sul lungomare dell’Avana, quell’aerosol che crea una sorta di diaframma visivo tra l’osservatore e il mondo e che ricopre ogni cosa con la sua patina salmastra, quasi fosse un vetro traslucido e lievemente deformante.