Dall’Ucraina con ironia

Torino. Eccentrico, ironico, istrionico, nostalgico, spietato, provocatorio, questo e molto altro ancora è Boris Mikhailov, una delle figure centrali della fotografia mondiale a cavallo tra i due secoli, cui Camera dedica la sua prima esposizione, «Boris Mikhailov: Ukraine», imponente retrospettiva composta da circa 300 opere, accompagnata da un volume che ne contiene più di 500 (dal 1° ottobre al 10 gennaio, a cura di Francesco Zanot, edizioni Camera/Walter König).
Una retrospettiva in realtà focalizzata su un tema unico, attraverso il quale è però possibile leggere lo sviluppo dell’intera vicenda creativa dell’artista nato a Kharkiv nel 1938, protagonista della prima stagione delle neoavanguardie sovietiche negli anni Sessanta e Settanta, trapiantato a Berlino dopo la caduta del Muro ma ancora strettamente legato alla sua terra d’origine. Non a caso, infatti, la mostra è
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