Dal pelapatate alle borse Freitag, il design a Zurigo è uno stile di vita
Un viaggio alla scoperta di alcuni dei più iconici oggetti made in Switzerland nati tra le vie della città, vecchia e nuova, in un’atmosfera votata al riuso, all’economia circolare e alla linearità

Semplice, pratico, sinuoso, ergonomico e incredibilmente affilato. Il pelapatate è uno degli oggetti più iconici del design ed è nato a Zurigo. Lo inventò nel 1947 nel garage di casa lo svizzero Alfred Neweczerzal e lo chiamò Sparschäler Rex, che significa pelare risparmiando (tempo). È talmente iconico da essere stato esposto al MoMA di New York, al Grand Palais di Parigi e, naturalmente, al Museum für Gestaltung di Zurigo. Ne esistono una moltitudine di varianti prodotte dalle più celebri case di design internazionali, ma la versione classica e originale è a marchio Zena Swiss AG, recentemente acquisito da Victorinox, produttore da 135 anni degli altrettanto iconici coltellini svizzeri. Il pelapatate è solo uno dei tanti oggetti di design made in Zurich che si possono ammirare nella collezione del Museum für Gestaltung o scoprire nei vicoli e nelle strade cittadine dove arte, design e sostenibilità sono un vero stile di vita.
Se si raggiunge Zurigo in treno (via Milano) nei giorni feriali, causa lavori nella Galleria del Gottardo, si percorre la vecchia tratta, leggermente più lunga ma con panorami mozzafiato, arrivati alla Stazione Centrale basterà alzare leggermente lo sguardo per notare un grandissimo e familiare orologio. Rotondo, quadrante bianco, ore e minuti indicate con semplici righe nere, le lancette anche, tranne quella dei secondi, che è rossa, ha un pallino all’estremità e persino un soprannome: rote Kelle (paletta rossa). Siete di fronte al Mondaine SSB, l’orologio ufficiale delle ferrovie svizzere (presente in 800 stazioni del Paese). Inventato nel 1944 dall’ingegnere zurighese Hans Hilfiker, ha presto fatto il giro d’Europa, spopolando in scuole, palestre e piscine di tutti i Paesi confinanti e anche oltre. Amato da designer e architetti di tutto il mondo, è oggi venduto in 40 Paesi e ha anche un posto nella collezione del MoMA di New York.
A proposito di orologi, quello più grande d’Europa si trova proprio a Zurigo, nella torre della chiesa di St. Peter (l’unica chiesa barocca della città), il suo quadrante ha un diametro di 8,7 metri. E a Zurigo è legato anche l’orologio più rivoluzionario della contemporaneità, lo Swatch. La prima collezione di 12 modelli fu lanciata in città nel marzo 1983 diventando subito un tormentone planetario per tutto il decennio e buona parte del successivo. Il suo design innovativo e la collaborazione con artisti e marchi famosi lo hanno reso incredibilmente popolare. Con un prezzo standard di 50 franchi, era la risposta alla «crisi del quarzo» degli anni Settanta, uno status simbol fatto di plastica coloratissima e precisione svizzera alla portata di tutti, d’obbligo averne più di uno. Grazie a questo semplice e rivoluzionario oggetto cult, che ancora oggi imperversa nel mondo con store monomarca, l’ingegnere Nicholas Hayek fuse e salvò dal fallimento la AUSAG e la SSIH, formando la SMH (Société Suisse de Microélectronique et d’Horologerie), successivamente rinominata Swatch Group.
La composizione grafica degli orologi sopra citati spicca per minimalismo ed essenzialità. Non è un caso, è il frutto di una lunghissima tradizione le cui radici affondano nella storia locale dello stile tipografico. Tutta la Svizzera, e Zurigo in particolare, hanno una storia secolare in questo campo, iniziata con la diffusione della stampa a caratteri mobili di Johannes Gutenberg che, come potrete apprendere al Landesmuseum, ebbe un fortissimo impatto nell’intero Paese. Nel XIX secolo la Svizzera e Zurigo diventarono un importantissimo centro tipografico ed è a uno svizzero, naturalmente, il designer tipografico Max Miedinger, che qualche secolo più tardi, nel 1957, si deve l’invenzione del carattere Helvetica. Ispirato a chiarezza, leggibilità e obiettività, senza alcuna concessione al benché minimo decorativismo, è il fiore all’occhiello dello Stile tipografico internazionale, anche noto come Stile svizzero. Molte tracce di questa lunga storia sono oggi custodite nelle vetrine dei negozi zurighesi di libri e stampe antiche, ma anche nelle insegne contemporanee o in edifici moderni come il PalaPost, con la sua grande scritta lineare e modernista.
Già, razionalismo, modernismo e linearità da queste parti sono elementi ricorrenti, che nel 1961 ispirarono Paul Scharer, allora giovane studente alla Facoltà di Ingegneria di Zurigo, a inventare, insieme all’amico architetto Fritz Haller, il sistema modulare USM, altro grandissimo classico del design elvetico. Dopo aver messo a punto la nuova sede della fabbrica di famiglia grazie a un innovativo sistema di costruzione modulare in acciaio, facilmente adattabile e riconfigurabile, i due (grandi ammiratori di Le Corbusier e Mies van der Rohe) nel 1965 brevettarono una linea di arredo ispirata ai medesimi principi, inizialmente pensata per gli uffici, ma presto estesa anche alla casa.
È lo stesso concetto di modularità prefabbricata cui rende omaggio il quartier generale della Freitag: una torre di container metallici impilati l’uno sull’altro nel vivacissimo quartiere ex industriale di Zürich-West. Pionieri dell’economia circolare, i fratelli Freitag (Markus e Daniel) hanno iniziato, nel 1993, quando erano studenti di grafica a Zurigo, a creare per loro stessi le prime borse con teloni di camion, cinture di sicurezza e camere d’aria riciclati. Oggi ne producono 300mila all’anno, riutilizzando 300 tonnellate di teloni di camion, 130mila cinture di sicurezza e 15mila camere d’aria. Vendute in tutto il mondo, sono ormai un simbolo della cultura urbana e un bellissimo esempio di riciclo e riuso e sono (anch’esse) nella collezione del MoMA.
Il riuso è davvero un must del design e dell’economia circolare zurighesi. Un altro paio di esempi. Nelle toilettes di numerosi locali e hotel troverete il sapone Soeder, al di là del fatto che se vi annuserete le mani dopo averle lavate vi sembrerà di aver appena raccolto un mazzo di fiori ed erbe nelle incantevoli Alpi svizzere, il flacone, a pressione, design classico, è in vetro, potenzialmente riutilizzabile all’infinito: il 60% del fatturato dell’azienda (zurighese doc) proviene dal refill. Nel ristorante Rechberg 1837 potrete invece gustare alcune specialità gourmet cucinate con prodotti a chilometro zero servite su dei particolarissimi sanpietrini (scarti di produzione locale), da mangiare, rigorosamente, con le posate realizzate artigianalmente dal fabbro e designer zurighese (eisenformer.ch), ciascuna un pezzo unico.
La tradizione artigianale legata all’idea del riciclo anima moltissimi variegati e interessanti negozi e laboratori disseminati per le vie del centro storico, dove laboriosissime persone cuciono, tagliano, incollano e assemblano a vista borse, vestiti e tantissime tipologie di oggetti. Occhi aperti, dunque, vale la pena prodigarsi a scoprire, anzi tempo, le possibili icone del futuro. Una menzione va infine fatta anche alla moda, in particolare quella legata alla cultura punk che negli anni Settanta ha ispirato una delle più note e influenti stiliste svizzere, Urusla Rodel. Pioniera contaminatrice di moda e design, nel 1972 ha aperto a Zurigo il suo primo atelier: sono anni frenetici e di avanguardia cui molto devono ancora la cultura e lo stile urbani zurighesi odierni. Talentuosissima disegnatrice, amica e autrice del guardaroba di Catherine Deneuve e della regina del punk Edwige Belmore, solo per citarne un paio, Urusla Rodel è protagonista di una grande mostra monografica visitabile fino al 31 marzo 2024 nel Landesmuseum.
Ma dopo tantoscarpinare alla scoperta delle moltissime storie che la città nasconde, ci si può forse concedere una pausa, magari una passeggiata immersi nella natura dell’Uetilberg, il monte alle porte di Zurigo da cui ammirare dall’alto la città coronata dalle vette alpine sullo sfondo, oppure, perché no, una rigenerante gita nella Sauna Boat con incluso tuffo nelle fresche acque del lago di Zurigo, circondati dai colori e dai paesaggi autunnali che tanto ispirarono artisti e creativi svizzeri.