Dal museo di Gerusalemme l’ebraismo di Chagall

Gli oltre cento lavori al Mudec ripercorrono le tappe fondamentali della vita dell’artista, dall’infanzia nello shtetl di Vitebsk all’incontro con l’amatissima futura moglie, Bella Rosenfeld

«Interno di una sinagoga a Safed», 1931, di Marc Chagall
Ada Masoero |  | Milano

Vissuto per quasi un secolo, attraversando i momenti cruciali della storia del ’900; nato nell’impero russo, presso Vitebsk (oggi Bielorussia), in una povera famiglia di religione ebraica, poi vissuto a lungo in Francia, dove avrebbe raggiunto un grande successo, Marc Chagall (Moishe Segal, Lëzna, 1887-Saint-Paul-de-Vence, 1985) rimase sempre legato alle sue radici yiddish e intrecciò nei suoi lavori le memorie dell’infanzia e della gioventù.

Non stupisce perciò che la famiglia e gli amici abbiano lasciato numerose sue opere all’Israel Museum di Gerusalemme, da cui ora provengono gli oltre cento lavori riuniti nella mostra «Marc Chagall. Una storia di due mondi», prodotta da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore (anche editore del catalogo) e presentata al Mudec dal 16 marzo al 31 luglio.

Curata da Ronit Sorek dell’Israel Museum, la mostra punta soprattutto sui lavori grafici, qui riletti proprio alla luce del suo background culturale, e ripercorre le tappe fondamentali della sua vita, dall’infanzia nello shtetl di Vitebsk, rievocata nella serie «Ma vie», all’incontro con l’amatissima futura moglie, Bella Rosenfeld, di cui illustrò due libri, anch’essi colmi di memorie ebraiche, fino alle acqueforti commissionategli a Parigi dal mercante Ambroise Vollard, per illustrare Le anime morte di Gogol’, cui seguirono quelle per Le Favole di La Fontaine e per la Bibbia.

E poiché in molti suoi lavori ricorrono oggetti tipici della sua cultura, dall’Israel Museum giungono anche gli oggetti rituali dell’ebraismo dell’Europa orientale. Solo l’ultima sezione ci conduce nella sua seconda patria, la Francia, dalla cui cultura visiva Chagall seppe trarre ispirazione, miscelandola felicemente con quella originaria. Nel percorso, installazioni multimediali di Kaos produzioni, con Jacopo Veneziani, illustrano la sua vicenda umana e artistica.

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