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Dai cartoni ai manufatti

Luca Emilio Brancati

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Una mostra da Sorgato esplora un genere peculiare: l’arte preparatoria per le arti decorative

Guardando i «carton» dipinti si rimane affascinati, come spesso succede davanti ai bozzetti, dal pensiero di un’opera fatta per realizzarne un’altra: forse più preziosa anche se, talora, priva dello spirito creativo dell’artista che la prima riesce a trasmettere all’osservatore. Questo è un aspetto meno frequentemente proposto al pubblico, però particolarmente interessante per la comprensione di un oggetto, d’arte o d’artigianato che sia.

La mostra «I dipinti dei peintres cartonniers o l’arte anonima del miracolo d’Aubusson» (ospitata dalla galleria David Sorgato fino al 30 aprile), nella quale sono esposti trenta «cartons de tapisserie» provenienti dalla collezione Hamot di Parigi (Hamot era nell’Ottocento una delle manifatture di Aubusson), consente al visitatore di prendere coscienza di questo aspetto intrecciato (è proprio il caso di dire) alle tessiture francesi di Aubusson.

I pittori cartonnier dipingevano a olio e tempera su carta o tela e realizzavano, in dimensioni reali, un cartamodello pittorico al rovescio rispetto alle tessiture da produrre, siano esse arazzi parietali, tappezzerie o tappeti. Il «carton» finito veniva consegnato al tessitore che, operando con la tecnica a basso liccio, lo posizionava orizzontalmente sotto il telaio per poi procedere a tirare le trame colorate a rovescio, senza mai vedere direttamente il risultato del lavoro se non con l’ausilio di un piccolo specchio fatto scivolare tra i fili del telaio.

I disegni spesso erano accompagnati da scritte, appunti o annotazioni tecniche, lasciate dal pittore per guidare il maestro tessitore che li avrebbe realizzati. I «cartons de tapisserie», quadri anonimi, stanno conoscendo una nuova giovinezza come opere d’arte autonome, specie in Francia dove si immagina di creare un museo dedicato.

L’esposizione, oltre a esemplari di tappeti Aubusson del XIX secolo, include anche una collezione di dieci arazzi del periodo 1920-40, firmati e numerati da artisti precursori dell’arte grafica e contemporanea tra cui Claude Bleynie e Victor Vasarely.

Luca Emilio Brancati, 04 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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