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Costa 12mila euro essere sponsor a Selinunte

Silvia Mazza

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L’11 febbraio scorso si è arrivati, infine, alla firma del contratto tra il Parco archeologico di Selinunte e le Cantine Settesoli, azienda vinicola siciliana, che si trova a pochi km dai templi. Il presidente dell’azienda, Vito Varvaro, il 19 settembre scorso, infatti, aveva denunciato con un dossier sulla vicenda, inviato anche al ministro Franceschini, l’incapacità della Regione di sbloccare, dopo oltre un anno dalla proposta, un’intricata vicenda amministrativa che sembrava rendere impossibile il contributo finanziario del privato a favore della valorizzazione del Parco.

La situazione si è sbloccata dopo la circolare del dicembre scorso che regolamenta la materia, in linea con quanto previsto dal Codice dei Contratti. L’accordo raggiunto, però, è decisamente al ribasso rispetto all’offerta iniziale e non particolarmente vantaggioso per l’Amministrazione pubblica. Prevede, infatti, una sponsorizzazione di 12mila euro per finanziare l’illuminazione della fortificazione Est dell’Acropoli. Come contropartita il privato ottiene, per tre anni, la possibilità di realizzare e utilizzare in esclusiva un logo da apporre sui propri prodotti, e la concessione dell’uso di spazi all’interno del Parco per tre eventi.

La proposta iniziale prevedeva, invece, una più consistente donazione di 50mila euro integrata con il fundraising, con l’obiettivo di raggiungere almeno 500mila euro, a sostegno di interventi di valorizzazione, quali l’illuminazione del tempio C, il miglioramento dell’accessibilità dei percorsi dell’Acropoli e di quella dalla biglietteria al tempio, adesso rimasti fuori e inseriti in una redigenda lista di interventi a cui il Dipartimento Beni culturali potrà ricorrere per le sponsorizzazioni.

A complicare la trattativa era stata proprio quell’offerta di 50mila euro, al di sopra, cioè, della soglia dei 40mila, per la quale il Codice dei Contratti stabilisce che la scelta dello sponsor debba avvenire con gara ad evidenza pubblica. Ma, mantenendosi entro il tetto dei 40mila euro, non si potevano raggiungere accordi più prossimi alle previsioni iniziali? Malgrado, inoltre, venga annunciato come il primo contratto di sponsorizzazione in Sicilia, c’è invece il precedente del 2013 alla Villa Romana del Casale, decisamente più conveniente per l’Ente pubblico, quando, sulla base della normativa nazionale e senza bisogno di apposite circolari regionali, un’azienda ha sostenuto con 20mila euro le attività estive (meno quindi dei tre anni della Settesoli a Selinunte) delle Zone artistiche temporanee (Zat), in cambio di dépliant e pannelli bifacciali (da una parte le attività della Villa e dall’altra lo sponsor). 

Silvia Mazza, 04 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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