CONTINENTE ITALIA | Rä di Martino

Artisti italiani, virtuosi non virtuali: le tecniche, i temi e le quotazioni di mercato dei nomi più votati dell'inchiesta

Rä di Martino. Foto di Priscilla Benedetti
Jenny Dogliani |

Inconscio e memoria collettiva generati dai media sono il materiale con cui l’artista elabora un nuovo senso del presente. Le sue immagini sono feticci, affascinanti rovine a cui conferisce concretezza e matericità. Nel video «Poor, poor Jerry» (2017), per esempio, il topolino Jerry, reietto, anziano e gigantesco, vaga nel deserto di Lanzarote rigettando pezzi di dialoghi tratti dall’edulcorato mondo del cinema. È un’icona stanca e umanizzata che capovolge il rapporto tra finzione e realtà.

Nella serie fotografica «Open Tree», figure di alberi sono rielaborate su finti negativi stampati in camera oscura: un omaggio alla fisicità analogica delle immagini. Ha studiato al Chelsea College of Art e alla Slade School of Art di Londra. Ha esposto in istituzioni come la Tate Modern a Londra, PS1 a New York, Palazzo Grassi a Venezia, La Biennale di Venezia (2007), la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, il Macro e il MaXXI di Roma, Museion a Bolzano, il Pirelli HangarBicocca e il PAC a Milano.

Ha partecipato a festival cinematografici internazionali. Nel 2014 al Festival del Cinema di Venezia con il mediometraggio «The Show MAS Go On» ha vinto il Premio Siae e il Premio Gillo Pontecorvo; alla stessa opera è stato assegnato un Nastro d’Argento come miglior docufilm. Nel 2017 il suo primo lungometraggio film/documentario «Controfigura» è al Festival di Venezia. Nel 2018 ha vinto il premio di produzione Italian Council.

Rä di Martino, Roma, 1975
• Galleria Valentina Bonomo, Roma
• Galleria Monica De Cardenas, Milano/Zuoz
• Copperfield Gallery, Londra
• Video, film, fotografie (4-18mila euro)


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Una mappa dell'arte italiana nel 2021

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