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Come Winogrand vedeva le donne

Come Winogrand vedeva le donne

Walter Guadagnini

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Garry Winogrand è una leggenda della fotografia mondiale del XX secolo, ma a ben vedere in Italia è stato esposto in rarissime occasioni, e forse mai con una organicità in grado di rivelarne la grandezza. Doppiamente benvenuta è dunque la mostra che dal 15 luglio il Man dedica al fotografo americano nato nel 1928 e scomparso prematuramente nel 1984, incentrata su uno dei suoi cicli più famosi, «Women are beautiful», titolo di un volume pubblicato nel 1975 e prontamente divenuto un classico dell’editoria fotografica (fino al 9 ottobre, a cura di Lola Garrido). 

Winogrand ha iniziato la propria carriera come fotoreporter, e di quella professione ha mantenuto la velocità della ripresa e la capacità di trasformare la banalità del quotidiano in un’immagine emblematica, destinata a trasformarsi spesso in icona. Vincitore di ben tre Guggenheim Fellowship, Winogrand è stato anche protagonista, insieme a Diane Arbus e Lee Friedlander, di una delle mostre epocali degli anni Sessanta, quella «New Documents» tenutasi nel 1967 al MoMA di New York che aprì definitivamente la strada alla rinascita del genere documentario. Fotografo quasi compulsivo («io fotografo per vedere come sono le cose dopo che sono state fotografate» è la sua frase più celebre), ha sempre concentrato la propria attenzione sui riti sociali, sul comportamento umano negli spazi e nelle situazioni pubbliche, documentando così l’evolversi della società americana per almeno due decenni. Celebri sono le sue immagini dedicate alle campagne elettorali e ai party di inaugurazione delle mostre nei musei, situazioni nelle quali Winogrand è abilissimo a cogliere il momento in cui un gesto, un incontro, un’espressione trasformano la scena e i suoi protagonisti, rivelandone aspetti inattesi. Il ciclo esposto a Nuoro è concentrato interamente sulla figura femminile: divertente, scanzonato, ma ancora una volta in grado di raccontare il proprio tempo, il mutare del ruolo della donna all’interno della società; controverso anche, perché, come chiunque abbia affrontato negli anni Sessanta e Settanta la rappresentazione del corpo femminile giocando anche sul suo potere seduttivo, è stato accusato di sessismo e maschilismo dalle rappresentanti più ideologiche della comunità femminista. In realtà, Winogrand gioca con gli stereotipi della rappresentazione della donna, con le censure tipiche della morale americana nei confronti del corpo, mettendo in scena un altro capitolo di quella rappresentazione della società statunitense che ha impegnato l’intera sua esistenza. 

 

Walter Guadagnini, 01 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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