Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Come mangiavano i palermitani antichi

Giusi Diana

Leggi i suoi articoli

Nel settecentesco Convento dei Padri Filippini annesso alla chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, ha sede il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas diretto da Francesca Spatafora. Al suo interno sono custodite raccolte eterogenee che documentano le tappe fondamentali della ricerca archeologica nell’isola. Tra i reperti più interessanti vi sono la famosa «Pietra di Palermo», un’iscrizione in basalto nero importante per la ricostruzione delle fasi più antiche della storia egiziana, ceramiche greche, corinzie, attiche, il complesso delle sculture architettoniche provenienti dalla città greca di Selinunte e la raccolta Casuccini di reperti etruschi.

Nonostante la collezione permanente sia chiusa per i lavori di restauro del complesso monumentale iniziati nel 2011, il Museo è parzialmente fruibile grazie a mostre temporanee, conferenze e attività didattiche. L’assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio ha confermato l’apertura completa del piano terra tra la fine di giugno e i primi di luglio, intanto, in alcuni locali del piano terra prosegue sino al 31 luglio la mostra «Nutrire la città, a tavola nella Palermo antica», curata da Francesca Spatafora.

Il percorso studia il tema dell’alimentazione da diversi punti di vista, dal contesto naturale al paesaggio agricolo, all’approvvigionamento delle risorse, alle consuetudini legate al consumo e alla preparazione del cibo e allo stare a tavola. L’allestimento cronologico si estende dalle più antiche fasi preistoriche di Palermo al periodo dei vicerè, con alcuni approfondimenti sulla città fenicio-punica e romana. Tra i reperti in mostra, suppellettili di vetro, ceramiche da trasporto, da cucina e da mensa e vasi in bronzo alcuni dei quali esposti per la prima volta. Figura inoltre il servizio da mensa proveniente dagli scavi di Palazzo Steri utilizzato dalla famiglia dei Chiaromonte.

Giusi Diana, 09 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Due musei, 5.365 opere d’arte e 70 all’aperto: troppo gravoso mantenerle in un Comune di poco più di 3mila abitanti. Che cosa fare? Il rischio è il degrado. Abbiamo intervistato il direttore artistico Andrea Cusumano

Nell’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza è allestita la quarta opera del progetto «Crossing Borders, Popoli in movimento»

Alla Dimora delle Balze, nelle campagne di Noto, quattro serate (31 luglio, 7, 21 e 28 agosto) con 25 opere di 16 artisti internazionali

L’intervento ha riguardato in particolare la collezione permanente d’arte contemporanea dell’istituzione di Castelbuono, per presentare al meglio le opere acquisite negli ultimi dieci anni

Come mangiavano i palermitani antichi | Giusi Diana

Come mangiavano i palermitani antichi | Giusi Diana