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Collezionisti pudichi di Scuola Romana

Aggiornati gli studi di Maurizio Fagiolo sul Novecento italiano

Daniela Fonti

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In questi tempi problematici nei quali può accadere che un più che discutibile riordino della Galleria Nazionale di Roma impedisca ai visitatori di vedere centinaia di opere del nostro Novecento (cfr. articolo a p. 30), avviene di salutare con gioia la riedizione di un volume ideato da Maurizio Fagiolo dell’Arco nel 2002, anno della sua prematura scomparsa, e portato a termine con devozione e scrupolo scientifico dai suoi più stretti collaboratori, Valerio Rivosecchi, Beatrice e Carolina Marconi. Il libro Scuola romana e Novecento italiano. La Collezione Claudio e Elena Cerasi ripresenta ora, ampliata, la collezione della nota coppia di collezionisti romani, nata dalla folgorazione suscitata dalla bella e profetica mostra di Donghi a Palazzo Braschi (1985), e ampliata con inesausta passione nei trent’anni successivi. Si era allora agli inizi di quella grande avventura di riscoperta e riesame, da parte di appassionati storici dell’arte (con Fagiolo dell’Arco, Fabrizio d’Amico, Valerio Rivosecchi, Giuseppe Appella, Fabio Benzi per citarne solo alcuni) di una generazione di artisti completamente rimossi dal panorama culturale dell’epoca, vuoi per il permanere di pregiudizi ideologici, vuoi per lo strapotere esercitato dagli esegeti di ogni sperimentalismo linguistico; ne nacque una stagione di studi vivaci e di mostre memorabili che, letteralmente, riportarono alla luce quanto giaceva negli archivi degli eredi o in appartate collezioni private.

Compagni di strada di quegli studiosi e di una gallerista spericolata come Netta Vespignani, che svolse un ruolo insostituibile (e alla quale si deve a Roma il Museo della Scuola Romana di Villa Torlonia), i Cerasi si mossero con gusto sicuro scegliendo assoluti capolavori  a firma di diverse personalità artistiche, individuate fra quelle che condividevano il clima composito della cosiddetta Scuola Romana, dall’età di «Valori Plastici» al dopoguerra. Nel quale, va detto, precipitarono come in un magma così diverse istanze da associare il purismo incantato di Donghi, Trombadori, Francalancia, al neoquattrocentismo di Janni e dei giovani Capogrossi e Gentilini, al tonalismo «esistenziale» della già nota «Scuola di via Cavour» (la triade Scipione, Mafai, Raphaël), fino a Fausto Pirandello. Tutti questi artisti sono presenti nella collezione Cerasi, ma non seguendo la cifra stilistica più identificativa di ognuno di loro, quanto piuttosto con opere che marcano il passaggio fra un’epoca e un’altra, mettendo in luce l’emergere di nuovi sguardi e diverse inquietudini. Una collezione che ben presto si è estesa a includere le più grandi personalità del Novecento, da Sironi a de Chirico, a Campigli, come ai grandi irregolari (Ferrazzi, Cambellotti).  Se è vero che tutte le collezioni sono prima di tutto il rispecchiamento della personalità dei collezionisti, direi che ciò che emerge a uno sguardo ammirato che scorra sulle pareti di Casa Cerasi è la predilezione per una certa castigatezza formale congiunta ad un lirismo pudico, tanto più commovente quando si libera nella dimensione degli affetti familiari, nella solitudine sospesa di una figura racchiusa in uno spazio confinato, nel colloquio discreto fra persone e cose, nell’abbraccio intimo fra madre e figlio, nell’eros discreto e mai esibito.

Scuola Romana e Novecento italiano. La Collezione Claudio e Elena Cerasi
ideazione Maurizio Fagiolo dell’Arco
a cura di Valerio Rivosecchi
236 pp., ill.
Skira, Milano 2016
€ 45,00

Daniela Fonti, 15 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

Collezionisti pudichi di Scuola Romana | Daniela Fonti

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