Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Collezionisti per invidia

Image

Achille Bonito Oliva

Leggi i suoi articoli

Il collezionista ha invidia dell’artista, della fantasia-pene di questi e cerca di evirarlo mediante l’accattivante proposta del collezionismo. Il collezionismo diventa il luogo narcotico in cui egli sposa, nel ruolo femminile, l’immaginazione maschile di chi è riuscito a procreare, adottandone alla fine l’opera-prole.
Si instaura allora un rapporto fondato sul desiderio inconscio da parte del collezionista di seguire una sorta di rito cannibalesco, quello di mangiare attraverso l’opera colui che si è mostrato più potente e sottile.

Da qui il collezionismo che accetta ogni sfida di collezionare tutto, anche se stesso, di catalogare l’impalpabile, l’odore, il rumore e il fumo del sigaro di Duchamp. Nasconde allora il desiderio di non essere copia, l’impulso di non accettare l’azione per interposta persona e a provare nostalgia per un ruolo interdetto.
Così il collezionista adopera l’arte con la macchina di Roussel: prova il brivido di una realtà fantasmatica diversa, il conforto e il privilegio di uno spettacolo.

Achille Bonito Oliva, 25 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Achille Bonito Oliva: «L’arte chiede assolutamente di essere riconosciuta»

Achille Bonito Oliva: «Nietzsche sottolinea la pulsione distruttiva che accompagna ogni atto creativo»

Achille Bonito Oliva: «Il sosialismo reale, spettro ubiquo che passeggia per il mondo»

Achille Bonito Oliva: «L’arte trova la sua ragione d’essere nel ruolo di etica resistenza della complessità contro la semplificazione dei mass-media»

Collezionisti per invidia | Achille Bonito Oliva

Collezionisti per invidia | Achille Bonito Oliva