Collezionisti ad Artissima | Erminia Di Biase

La collezionista romana con una passione per la fotografia alla sua ventesima volta alla fiera torinese

Erminia Di Biase
Jenny Dogliani |  | Torino

«Per collezionare ci vogliono cuore e cervello», parola di Erminia Di Biase. Romana, collezionista di lungo corso, esperta e appassionata di arte antica, contemporanea e fotografia, aficionada di Artissima, dove ha comprato, anni fa, la sua prima opera video, «Can can» di Ra Di Martino.

Questa è la sua Artissima numero?

Venti.

C’è un’opera comprata nelle precedenti edizioni di Artissima, che per lei è particolarmente significativa?

Un video di Ra Di Martina, comprato ad Artissima circa 12 anni fa, una delle prime opere di arte contemporanea che ho acquistato rompendo la tradizione dell’arte antica. Era dell’allora giovane galleria romana Galleria Monitor. S’intitola «Can can»: c’è un vecchio attore del teatro shakespeariano che si risveglia alla gioia della musica, cioè alla vita, e torna indietro, poi, quando finisce la musica, si richiude e torna vecchio.

E quest’anno che cosa ha comprato?

Ho visto cose interessanti nella galleria Apart. Sono in trattativa per delle opere di Irma Blank. Mi piace tutto Tucci Russo (con uno stand monografico di Richard Long Ndr); gli artisti sudamericani nella sezione Present Future curata da Ilaria Gianni. È un’edizione di qualità, con una scrupolosa ricerca, che mi ha dato molti spunti da elaborare.

Com’è diventata collezionista?
Da molto giovane, ancora studente, ho vinto un concorso a Roma presso un grosso ente istituzionale (di cui non voglio dire il nome), ne curavo il patrimonio artistico (di arte antica). Ho iniziato con opere del Seicento napoletano, romano e veneto, sculture lignee del Quattro e Cinquecento. Poi sono passata gradualmente agli anni Sessanta, con Accardi, Piacentino, Scialoja, la Scuola di Piazza del popolo. Poi, sempre gradualmente, ho comprato i giovani, allora trentenni, che oggi hanno sui 45-50 anni, Nico Vascellari, Ra Di Martino, Francesco Arena. Oggi seguo molto la pittura e la fotografia, che è diventata la mia grande passione.

Perché?

Trovo molti punti in comune tra la fotografia e l’arte antica: la luce, la composizione, il colore, la forma stilistica. Ho delle foto di Paolo Pellegrin, scattate una ventina di anni fa in Libano per strada, che hanno una luce e una composizione caravaggesca. Nelle foto di Regina José Galindo ritrovo degli elementi di una «Pietà» di Antonio Bellucci che ho a casa, il colore, la composizione, il sangue, il rosso, la tragedia, la sofferenza, la denuncia, la passione.

Oggi compra artisti giovani?

Tommaso De Luca (1988), artista colto che fa una ricerca interiore, il ghanese Ibrahim Mahama (1987). Bisogna comprare artisti che abbiano un minimo di storia espositiva e delle gallerie solide alle spalle. La cosa difficile è comprare a loro opera iconica, ma non è semplice individuarla subito, quando sono giovani.

C’è un’opera che ha comprato a poco e che oggi ha moltiplicato il suo valore?

Compro cose che mi piacciono, ho anche comprato a rate. Non compro per rivendere. Quindici anni fa comprai un Nicolas Lobo, presi una sua carta ricamata con nastri di cotone e garze africane. Non compro mai al primo impatto, ma quella la comprai, a pochissimo. Negli anni è stato esposto a Palazzo Grassi, alla Tate di Londra e in altri musei internazionali e ha assunto un valore piuttosto consistente.

Speciale Artissima 2021

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