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Collezionismo anti-tycoon

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Laura Lombardi

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Gli acquisti previdenti di Giorgio e Anna Fasol

La collezione Agiverona è stata formata da Giorgio e Anna Fasol acquistando opere di giovani artisti lo stesso anno in cui erano state prodotte, e trovandosi così a possedere momenti iniziali di importanti percorsi artistici. La raffinata mostra «Che il vero possa confutare il falso», aperta fino al 15 ottobre e  curata da Luigi Fassi e Alberto Salvadori, pone a confronto i lavori degli artisti della collezione Agiverona con tre luoghi cardine dell’identità senese: il Palazzo Pubblico, l’ex Ospedale di Santa Maria della Scala e l’Accademia dei Fisiocritici. Il titolo della mostra è tratto dal verso 481 del IV libro del De Rerum Natura di Lucrezio, compendio descrittivo di tutto il reale e motto della seicentesca Accademia. I Fisiocritici preferirono infatti, fin dal Seicento, la scienza sperimentale alla tradizione aristotelica e la laicità della ratio  posta da Lucrezio al centro del suo trattato quale metodo conoscitivo sulla natura del mondo e dell’uomo giungerà fino al Positivismo ottocentesco. Proprio all’accademia dei Fisiocritici è esposto il lavoro di una star del contemporaneo: il piccolo video di Adel Abdessemed, «Crisalide», perfetto per evocare i passaggi dalla fede alla scienza, mentre la riflessione sul corpo e sulla disabilità svolta da Helen Downing  («Breakers», 2009) è accolta all’ex Ospedale di Santa Maria della Scala, dove dialoga con lavori di Isabelle Cornaro e di Cyprien Gaillard, che qui espose nel 2008, quando in Italia quasi nessuno lo conosceva.

Al Palazzo Pubblico sono invece inserite opere più immateriali, come le installazioni sonore di Susan Philipsz. L’esortazione lucreziana a «vedere con la ragione sagace di che sia fatta l’anima e la natura dell’animo» accomuna i lavori di molti altri artisti della collezione, distribuiti nelle tre sedi, a seconda degli aspetti da loro indagati e rappresentati, come, tra gli altri, il rapporto uomo natura, le relazioni tra storia della scienza e società e l’estetismo. Per non citarne che alcuni, Mark Dion, Berlinde de Bruyckere, Tino Sehgal, Nari Ward, Adrian Paci e Anri Sala o Georges Adéagbo. È, nell’insieme, una dimostrazione di come non sia necessario essere tycoon del sistema dell’arte per riunire artisti di ingegno e di successo, legati da un fil rouge che la mostra senese segue puntualmente.

Laura Lombardi, 08 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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Collezionismo anti-tycoon | Laura Lombardi

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