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CoBrA ribelle

Francesca Romana Morelli

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Fondato negli anni Quaranta a Parigi da un drappello di artisti nordeuropei, il gruppo CoBrA intende ribellarsi all’egemonia della cultura parigina. Il nome del movimento nasce dalla combinazione delle iniziali delle città di origine, Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam, ma richiama anche l’immagine del serpente, ricorrente nella mitologia nordica da cui il gruppo trae molti riferimenti.

Dal 4 dicembre al 3 aprile la Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla propone la mostra «CoBrA. Una grande avanguardia europea (1948-1951)», organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei in collaborazione con la storica Die Galerie di Francoforte, che sostenne il gruppo.
I curatori Damiano Femfert e Francesco Poli hanno selezionato 150 opere tra dipinti, sculture e carte, che scorreranno in parallelo a pubblicazioni, documenti e foto, per rivisitare l’operato dei principali esponenti del movimento, tra i quali Asger Jorn (che nel 1955 ad Albissola fondò la Bauhaus Imaginiste, una sorta di continuazione del CoBrA), Carl-Henning Pedersen, Christian Dotremont, Karel Appel, Lucebert, Corneille, Pierre Alechinsky, Karl Otto Götz e Anton Constant.


Chiarisce il presidente della Fondazione Emmanuele Francesco Maria Emanuele: «CoBrA individuò nella dimensione irrazionale dell’inconscio e nella creatività primitiva o infantile l’unico terreno in cui poteva crescere un’arte nuova». Le opere provengono da musei europei, collezioni private e dall’archivio di Alechinsky. «Abbiamo cercato di riannodare i fili che legano le opere del gruppo, spiegano i curatori, che sostenne il fallimento delle avanguardie razionaliste, determinanti per una concezione del vivere sociale e culturale nel Nord Europa, cercando invece di superare le barriere nazionalistiche».

Tra gli oli esposti spiccano «Begging Children» (1948) di Appel, scaturito da un viaggio tra le devastazioni del conflitto mondiale, che lo spinge a caricare colore e materia di una forza violenta, agli antipodi del geometrismo di Mondrian; «Habitants du Désert» (1951-52) di Corneille, improntato da un primitivismo al quale guardarono gli artisti informali, convinti di essere all’alba di una nuova civiltà; e «Ondes extremes» (1974-79), dipinto a quattro mani da Alechinsky e Dotremont.

Francesca Romana Morelli, 01 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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CoBrA ribelle | Francesca Romana Morelli

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