Città dei papi prima che capitale d'Italia

Roma passo a passo prima e dopo la breccia di Porta Pia

Un interno della Basilica di San Pietro
Arabella Cifani |  | ROMA

Tutto è cominciato su quel colle Vaticano dove fu sepolto, al tempo di Nerone, in una tomba modestissima, un umile personaggio giunto dalla Palestina: il pescatore Pietro. In realtà la Basilica di San Pietro, che sorge sulla sua tomba, non è solo una chiesa, per quanto straordinaria, e il territorio del Vaticano non è solo uno Stato, per quanto sovrano e indipendente.

Roma è stata la città dei papi per quasi due millenni, molto tempo prima di essere la capitale d’Italia. Alla Roma dei papi, al loro lunghissimo regno sull’Urbe è dedicato un libro di Giovanni Maria Vian. Ben pochi come Vian possono conoscere le segrete tracce di questo andare, poiché l’autore, oggi professore di filologia patristica all’Università La Sapienza di Roma, è stato direttore dell’«Osservatore romano» dal 2007 al 2018 e ha potuto in tale incarico vedere e conoscere da vicino il mondo vaticano, continuamente in mutazione attraverso i tempi, ma sempre uguale a se stesso.

Vian parte dal giusto concetto che Roma sia una città «modellata dal papato» e stretta nei secoli passati in un nodo inestricabile con gli artisti d’ogni genere, nodo che si è sfilacciato con la breccia di Porta Pia e l’avvento dei piemontesi nel 1870. Dopo questa data, artisti e chiesa hanno preso strade diverse, sovente non convergenti, anche se papi illuminati come Paolo VI si sono resi conto che nel mondo secolarizzato esisteva, ed esiste ancora, arte di grande livello, degna di essere raccolta nelle mura vaticane, facendo nascere la parte moderna delle raccolte vaticane, con opere di alcuni tra i migliori pittori del Novecento e portando così in paradiso anche Picasso.

Vian ci guida attraverso i percorsi dei papi fra Roma e i dintorni: dalla Villa di Castel Gandolfo, oggi accessibile e visitabile, alle stanze del Vaticano abitate materialmente dai papi, ai giardini dove molti di loro hanno amato passeggiare, alla Roma di prima e dopo Porta Pia, passata «da città universale a capitale di un regno» (una diminutio non da poco). Ci si muove fra le Catacombe, la Basilica di San Paolo fuori le mura, i ricordi delle varie «case» dei papi attraverso i secoli: il Laterano, il Quirinale, il principale palazzo abitato dai pontefici.

Vi è posto per i «grandi papi edificatori» che mutarono più volte, e sempre in meglio, il volto di Roma, costruendo edifici e realtà urbanistiche meravigliose, come quelle del tempo di Urbano VIII, quando il papa poteva scrivere sul suo diario «abbiamo disegnato col Bernini», fino all’edificazione di via della Conciliazione nel 1936. La Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani, la Cappella Sistina occupano ovviamente un posto particolare, ma vi è anche un capitolo per i molti obelischi che costellavano la Roma antica e che, abbattuti, i papi fecero rialzare.

E si finisce, o meglio si torna, alle tombe di Pietro e Paolo, da dove tutto è cominciato. Una storia che in realtà pochi conoscono bene e che vale la pena di ripercorrere: per comprendere Roma «non basta una vita».

Andare per la Roma dei papi, di Giovanni Maria Vian, 160 pp., ill., Il Mulino, Bologna 2020, € 12

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