Cinque fotolibri per iniziare bene l’autunno

Da Gordon Parks ad Alessandra Sanguinetti, passando per i giovani talenti della scena internazionale: vi presentiamo una selezione di fotolibri freschi di stampa

«Wazee Lake, Black River Falls, Wisconsin» di Alessandra Sanguinetti
Gilda Bruno |

La gioventù indigena dell’Amazzonia
Dare voce a coloro che vivono ai margini della società sembra essere il fine ultimo della pratica visiva di Daniel Jack Lyons, fotografo documentarista americano che, sfruttando il suo background in antropologia medica e sociale, porta alla luce comunità spesso invisibili agli occhi dei più. In Like a River, il suo primo libro, Lyons punta l’obiettivo verso i giovani trans e queer dell’Amazzonia, la più vasta foresta pluviale della Terra, situata nel nord-ovest del Brasile. Like a River, attraverso un’esplorazione fotografica dei riti di passaggio e rituali quotidiani che contraddistinguono l’adolescenza (momento tanto delicato quanto ricco di esperienze destinate a rimanere impresse nel tempo), celebra il coraggio di chi sceglie di essere ed esprimere sé stesso di fronte al «degrado ambientale, alla violenza e alla discriminazione» del governo di Jair Bolsonaro. Rivolgendo lo sguardo al futuro, Lyons si interroga su quel che spetta alle nuove generazioni dell’Amazzonia, domandandosi: «Che tipo di mondo abiteranno e quanta autonomia avranno su di esso?».

Like a River
di Daniel Jack Lyons, 112 pp., Loose Joints, Londra 2022, € 42


L’inestimabile eredità artistica di Gordon Parks
In questa versione estesa di quel capolavoro a colori che è Segregation Story (2014) di Gordon Parks, la casa editrice Steidl esplora una delle serie  più emblematiche del fotografo afroamericano, completandola con numerose immagini riscoperte recentemente e qui pubblicate per la prima volta. Caratterizzati dalle tinte tenui dell’ormai estinta pellicola Kodachrome, gli scatti contenuti in questo volume ripercorrono una storia di cui Parks non fu soltanto testimone oculare, ma anche protagonista: il movimento per i diritti civili degli afroamericani. È in questo contesto che, nell’estate del 1955, Parks, il primo afroamericano ad avere prodotto e diretto un film a Hollywood, viene inviato dal settimanale americano «Life Magazine» a documentare la realtà quotidiana degli afroamericani alle prese con le politiche apertamente razziste delle leggi Jim Crow. Da questo incarico prende forma Segregation Story, una raccolta di fotografie che entra nel vivo dell’esperienza afroamericana del tempo attraverso lo sguardo denunciante di uno dei fotografi che ha fatto la storia del ventesimo secolo.

Segregation Story,
di Gordon Parks,
208 pp., Steidl, Gottinga 2022, € 48

Dentro il mistero di un improbabile mondo in bianco e nero
ll pittore britannico James White è noto per i suoi dipinti di nature morte dall’essenza contemporanea ispirati a scatti di ciò che lo circonda nella sua casa a Londra, o durante i suoi viaggi all’estero. Bicchieri di vetro colmi d’acqua o andati in frantumi, lampadari, rubinetti, candele e specchi dai riflessi distorti: questi alcuni dei suoi soggetti preferiti, da lui ricreati nei minimi dettagli in quadri che, in quanto a verosimiglianza, hanno dell’incredibile. Evidence è la sua personale rivisitazione dell’omonimo volume creato nel 1977 da Larry Sultan and Mike Mandel, al cui interno i fotografi raccolsero 59 fotografie in bianco e nero provenienti dagli archivi di centinaia di agenzie governative americane. Attraverso le pagine di questo libro, l’artista contribuisce ad alimentare il fitto mistero alla base di questi scatti anonimi e bizzarri, intervenendo su di essi con righe e pennellate inaspettate, o tagliandoli e ricomponendoli così da modificarne la struttura. Evidence aggiunge un ulteriore livello d’interpretazione all’opera provocatoria di Sultan e Mandel, dove scene del crimine ormai perse nel tempo e immagini di esplosioni catastrofiche vengono giustapposte a fotografie altrettanto surreali aventi come protagonisti improbabili soggetti umani.

Evidence,
di James White, 104 pp., Mack Books, Londra 2022, € 75


Phillip Prodger sulla storia della fotografia che non ti insegnano a scuola
Nel suo ultimo libro, il pluripremiato curatore, scrittore, e storico dell’arte Philip Prodger ci porta alla scoperta di una storia della fotografia inedita. Facendo leva sulla sua vasta conoscenza del medium fotografico e di coloro che ne sono stati pioneri, Prodger sostiene che la vera evoluzione della fotografia non sia nient’altro che il risultato di «storie interconnesse che si estendono dall'Asia orientale all'Africa occidentale, dalla Nuova Zelanda all'Uzbekistan». Servendosi del supporto visivo fornito dalla Solander Collection, una collezione nata per celebrare fotografe e fotografi finora rimasti ingiustamente ai margini della tradizione fotografica, l’autore invita i lettori a concepire la storia della fotografia come un continuo scambio di prospettive in un dialogo tra continenti. Dai leggendari Robert Frank, Diane Arbus, Man Ray, Ansel Adams e Edward Weston si arriva così alle fotografie di Sanié Sory, Michel Kameni e Malick Sidibé, riscoperti talenti dell’Africa occidentale. Il risultato è una lettura che, portando alla luce per la prima volta il lavoro di fotografi provenienti da tutto il mondo, riscrive la storia del medium fotografico in maniera critica e più che mai attuale, ampliandone gli orizzonti.

An Alternative History of Photography,
di Phillip Prodger, 256 pp., Prestel, Monaco di Baviera 2022, € 56,05

La malinconia dell’esperienza umana raccontata da Alessandra Sanguinetti
Nata a New York nel 1968 e trasferitasi all’età di due anni in Argentina, dove ha vissuto fino al 2002, Alessandra Sanguinetti si è fatta strada all’interno della comunità fotografica grazie a progetti come «Le avventure di Guille e Belinda e l’enigmatico significato dei loro sogni»: una serie attraverso cui ha documentato la crescita di due cugine della campagna di Buenos Aires nel corso di dieci anni. In Some Say Ice, il suo nuovo fotolibro, Sanguinetti racconta la storia della piccola cittadina di Black River Falls, in Wisconsin. Un luogo significativo per lo sviluppo della sua pratica fotografica, Black River Falls rimase impressa nella memoria dell’artista, all’epoca ancora bambina, per via di Wisconsin Death Trip: un fotolibro realizzato da Charles Van Schaick ritraente «le fatiche della vita e morte dei suoi abitanti». Fu grazie a questo volume che, anni dopo, Sanguinetti si convinse a visitare lo stesso Paese di persona e a catturarne, dal 2014 a oggi, volti e scenari. Nel libro, la fotografa rappresenta in maniera pungente un luogo malinconico dove il tempo sembra essersi fermato, un aspetto riflesso sia nella monocromia degli scatti che dalla tipologia dei soggetti.

Some Say Ice,
di Alessandra Sanguinetti, 148 pp., Mack Books, Londra 2022, € 63

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