Chiusi ma aperti | Villa Adriana e Villa d'Este
Il direttore Andrea Bruciati parla dei progetti delle due Villae a Tivoli

Andrea Bruciati, storico dell’arte e curatore, nato nel 1968 nelle Marche, a Corinaldo, è dal 2017 direttore dell'Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d'Este a Tivoli. I due siti, entrambi inseriti nella lista del Patrimonio mondiale Unesco, nel 2018, sono stati riuniti sotto il nome di «Villae». Abbiamo chiesto a Bruciati di raccontarci quanto sta avvenendo nelle due importanti residenze nei giorni dell’emergenza sanitaria.
Villa d’Este e Villa Adriana sono due siti accomunati dalla fusione con la natura. Come leggere, in questo momento, il rapporto tra arte e natura?
Da noi arte e natura si compenetrano in una dimensione unitaria che ha al suo centro l’uomo nella sua complessità. Credo che i messaggi che tale visione possa trasmettere siano più che mai attuali e preziosi oggi che necessitiamo di una rinnovata densità. A mio avviso si tratta di contribuire a risvegliare, attraverso un diverso modo di raccontare, la sensibilità e l’attenzione così da rinnovarci dai nostri pregiudizi e paradigmi di pensiero, per una conoscenza ora arricchita e articolata, che ci renda più consapevoli nella ricerca continua di senso.
In che modo le Villae hanno aderito alla campagna #iorestoacasa?
La sfida posta dall’emergenza sanitaria è stata quella di inventare nuove modalità di narrazione e fruizione. Le Villae per rispondere allo smarrimento di queste ore hanno scelto di raccontarsi con gli occhi dei dipendenti e dei collaboratori. Ne è scaturito un progetto di narrazione corale, nel quale abbiamo invitato tutti i colleghi a condividere, sui canali ufficiali Instagram e Facebook, fotografie e racconti. Siamo dinnanzi a un esperimento che intende saggiare il limite dello sguardo per proiettarlo in una dimensione affettiva, sensoriale. Inoltre, abbiamo avviato con il pubblico un percorso immaginario e quotidiano tra le opere riemerse e misconosciute della mostra «Après le déluge», inaugurata lo scorso 10 febbraio a Villa d’Este e al Santuario di Ercole Vincitore. Abbiamo tutti bisogno di proiettarci, come il titolo suggerisce, «après le déluge», verso un’ipotesi ricostruttiva della società, mediante il nostro Dna, che si compone di bellezza, condivisione e incanto per il nostro Paese.
Ci sono attività in corso in questi giorni?
Stiamo cercando, compatibilmente con le disposizioni governative, di eseguire i lavori la cui organizzazione di cantiere risulta invadente rispetto alla fruizione turistica, concentrandoci in particolare sul verde. Oltre alle necessarie cure fitosanitarie, determinati per non perdere in maniera definitiva le siepi e le altre collezioni di piante rare, l’Istituto sta eseguendo a Villa d’Este alcune operazioni eccezionali di bonifica in prossimità delle fontane, aperte ora solo periodicamente in rapporto alle necessità del territorio. Siamo in una condizione di sospensione che è anche un’ottima occasione per l’esercizio del pensiero e della creatività, già proiettata nel 2021. Ci auguriamo di ripartire con una mostra dedicata al dialogo inedito e insieme affascinante fra l'essere umano e il divino nella sua manifestazione tangibile, dal titolo «Ecce Homo: l’incontro fra il divino e l’umano per una diversa antropologia». Nella calma imposta dall’emergenza si dà l’occasione per più di una riflessione, in cui monitorare le azioni intraprese. Questo non deve essere il tempo della disperazione o della paura, ma dobbiamo interpretarlo come un’opportunità. Nello smarrimento possiamo ricalibrarci come individui e come istituzioni, reinventarci e ricostruire un nuovo equilibrio, forse più attento alla persona in tutta la sua complessità e ricchezza.
