Chiusi ma aperti | Capodimonte e Real Bosco

Il direttore Sylvain Bellenger: «Nonostante la chiusura, il museo ha inaugurato la mostra su Gemito e quella su Luca Giordano»

Sylvain Bellenger
Olga Scotto di Vettimo |

Sylvain Bellenger è dal 2015 direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, istituzione molto attiva sui social in queste ultime settimane con un’offerta culturale alternativa a quella in programma. Nonostante la chiusura, il museo ha inaugurato la mostra su Gemito (prevista dal 19 marzo al 26 giugno) e quella su Luca Giordano (prevista dal 6 aprile al 12 luglio).

Quali sono le iniziative che sono state realizzate dal museo?

Dal 9 marzo abbiamo sul nostro sito web la rubrica quotidiana «Capodimonte oggi racconta»: curatori, restauratori e altro personale in smart working scelgono un'opera o raccontano il proprio punto di vista sul patrimonio. Il confinamento ha accelerato il processo già attivo della comunicazione culturale online. Abbiamo inaugurato virtualmente le due mostre «Gemito, dalla scultura al disegno», a cura di Jean-Loup Champion, Maria Tamajo Contarini e Carmine Romano, e «Luca Giordano, dalla Natura alla Pittura», a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello. Carmine Romano, responsabile del progetto di digitalizzazione del museo, ha lanciato insieme al Dipartimento comunicazione, le #Pillole_d'@rte sul nostro account Instagram: un'opera raccontata in un video da un minuto. Inoltre aderiamo a tutte le iniziative social ideate dal Mibact: Art You Ready, il Dantedì o L’Italia chiamò su Youtube. Ogni giorno raccontiamo una storia.

Come pensate di sperimentare, nei prossimi mesi, nuove forme di socialità?

Le mostre Gemito e Luca Giordano sono state sospese in corso d’allestimento, la mostra «Calatrava. Nella luce di Napoli» dovrebbe chiudere all'eventuale riapertura del museo. Dobbiamo riconsiderare tutti i nostri eventi sapendo che sarà ancora più complicato riaprire. Un museo lavora con il suo pubblico ma anche con una rete di musei nazionali e internazionali. Le decisioni vanno condivise. Per la prima volta nella modernità e forse nella storia dell’umanità, l'uomo ha incontrato un comune pericolo mondiale. Essere sulla stessa barca ci aiuterà a trovare soluzioni comuni e ad attuare cambiamenti fondamentali e complessi dando al virtuale sempre più importanza per lo sviluppo culturale e professionale.

Quale ruolo potrà avere il bosco di Capodimonte?

Il Bosco è stato importante nella politica culturale di Capodimonte negli ultimi anni, diventando il simbolo del verde nella mente dei napoletani. È chiaro che il verde, nel senso più propriamente filosofico del nostro rapporto con il mondo, sarà la grande questione nell'immediato futuro. Per Napoli è un privilegio avere il lusso di questo grande polmone verde e per noi averne la responsabilità è una doppia sfida. Dovremo cambiare subito il nostro modo di mangiare, dovremo lottare contro l'allevamento intensivo e il massacro degli animali selvatici, mobilitarci contro la distruzione della natura. E dobbiamo farlo già ora e capire l’effetto devastante della nostra colpevole e innocente ignoranza sul mondo. Il Bosco di Capodimonte, pulito, rispettato e organizzato, ha già dimostrato che una nuova forma di socialità, una nuova visione del verde è possibile. Non è normale vedere gli spazi verdi abbandonati, pieni di spazzatura e non siamo condannati al degrado, all’inquinamento e ai virus. Tutto può essere diverso se solo lo vogliamo. «Un giardino è il più piccolo dei mondi, ma è tutto il mondo», scrive Foucault. Dobbiamo capire che se distruggiamo l'universo, distruggiamo noi stessi.

Che cosa le manca di più di quei luoghi?

Ora che siamo tutti a distanza rimpiango di non aver goduto abbastanza la pausa caffè al bar di Capodimonte: un rito dove, anche senza parole, si risolvono tanti problemi… Tempi diventati surreali con il confinamento.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Olga Scotto di Vettimo