Chiamatemi Birgit (Jürgenssen)

Alla GAMeC la prima ampia retrospettiva dell’artista austriaca

«Schwangerer Schuh» (1976), di Birgit Jürgenssen. Estate Birgit Jürgenssen. Courtesy Galerie Hubert Winter, Vienna Bildrecht Vienna, 2018
Ada Masoero |  | Bergamo

In arrivo dalla Kunsthalle di Tubinga, che l’ha organizzata con l’Estate Birgit Jürgenssen, il 7 marzo si apre alla GAMeC la mostra «Birgit Jürgenssen, I Am» (fino al 19 maggio), che dopo Bergamo si trasferirà al Louisiana Museum of Modern Art a Humlebæk, in Danimarca.

Si tratta della prima ampia retrospettiva fuori dall’Austria di quest’artista che, con Valie Export e Maria Lassnig, è stata un’esponente di primo piano dell’avanguardia austriaca degli anni ’70. Oltre 150 i suoi lavori in mostra, tra disegni, fotografie a colori e in bianco e nero, cianotipi, rayogrammi, installazioni di plastica e tessuti, capaci di coprire, lungo i tre decenni del suo lavoro, l’intero ventaglio espressivo di Birgit Jürgenssen (1949-2003), un’artista che nei suoi disegni ha sempre riflettuto (spesso con autoironia) sul corpo femminile e sulle sue risonanze emozionali, ma che nel vasto corpus del suo
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