Chiacchiere sull’arte all’ora di cena

Il volume di Roberto Nicolucci è una storia dell’arte tirata giù d’un fiato, senza note, divertendosi e divertendo

Un particolare della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze, completata da Lorenzo Ghiberti nel 1452
Stefano Causa |

E poi ti capita il libro che aspettavi da tempo ma non credevi che qualcuno avrebbe avuto le spalle o l’incoscienza di scrivere: una storia dell’arte tirata giù d’un fiato, senza note, divertendosi e divertendo. Esiste ancora la storia dell’arte in stagioni dove le immagini vengono smontate sui social? Che cosa comporta insegnarla dopo un biennio di pause e segregazioni forzate? Come sono cambiati la liturgia della lezione e l’incontro tra docenti e discenti? E ha senso parlare negli anni 2000 di divaricazione tra mostre e musei?

C’è questo e molto altro prima di buttarsi a mare in 300 anni di civiltà. Un occhio di riguardo è una conversazione a cena, a briglia sciolta, sigarette spente e luci abbassate. Solo che qui, mentre disastri della guerra e pandemie rimangono sullo sfondo, vanno in proscenio Masaccio e gli anticlassici toscani, Raffaello e Correggio, i Parmigianino del Museo di Capodimonte e i Canova napoletani, mentre Annibale Carracci cammina a braccetto con la vedette Caravaggio, prima che tutti vadano a morire nella vasca di Marat.

Si viaggia moltissimo in queste pagine (la storia dell’arte è sempre e comunque geografia), con allusioni (da Seurat a Renoir) a un secondo volume che proverà a ragionare su perché tutti i treni, per un secolo, punteranno a Parigi sola andata. Le forbici cronologiche qui non valgono: l’arte medievale moderna e contemporanea sono tempi di uno stesso film senza stacchi. Anzi, qui il lettore è invitato a cominciare da qualunque punto desideri come nel Gioco del mondo di quel grande scrittore argentino di adozione francese che è Julio Cortázar.

Non parlerei però di divulgazione. Come la filosofia, anche la storia dell’arte è irriducibile a ogni semplificazione (Giunta Pisano, i presocratici o Dante perderebbero quota e, dai libri di De Crescenzo o dalle performance di Benigni, sono sempre ritornato sicuro di aver capito qualcosa in più, semmai, di De Crescenzo e Benigni). Si tratta di dire cose interessanti senza annoiare ampliando lo sguardo al cinema, ai dischi e ai romanzi. Sospetto che Nicolucci abbia dato forma al tipo di lezioni che vorrebbe ascoltare. Gusto e piacere del racconto, passione e tempi giusti. 

Un occhio di riguardo. Racconti di arte moderna 1401-1784,
di Roberto Nicolucci, 140 pp., ill., Roberto Nicolucci, Napoli 2022, € 16

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