Chi sarà la nuova regina d’Oriente?

Seoul è la più agguerrita rivale di Hong Kong nel contendersi la posizione dominante in Asia sul mercato dell’arte. Ma le attrattive non mancano anche a Singapore, Tokyo e Taipei

Seoul? Tokio? Taipei? Tutte e tre le città sono in lizza per sostituire Hong Kong come prossimo hub del mercato dell'arte della regione. Illustrazione di Katherine Hardy
Georgina Adam |

Seoul, Singapore, Tokyo, Shanghai, Hong Kong, Taipei? Un’aspra battaglia è stata avviata, dato che varie città gareggiano per diventare il nuovo polo centrale del mercato dell’arte in Asia. Mentre Hong Kong rimane, al momento, ragionevolmente sicura nella sua posizione con la quota predominante del mercato, alcune ambiziose nuove arrivate incombono alle calcagna.

La principale antagonista è ovviamente Seoul, che Frieze ha scelto per la sua prima manifestazione in Asia. E, caspita, i mercanti occidentali hanno risposto: la stragrande maggioranza dei 119 espositori vengono da Europa e Stati Uniti e includono pezzi grossi del calibro di Gagosian, Hauser&Wirth, Ropac. Solo tre provengono dalla Cina continentale, uno da Hong Kong.

Questo è quindi un campanello di allarme, sono i primi segnali del fatto che Hong Kong sta perdendo la sua supremazia? Non così velocemente, dice Simon Hornby di Crozier, che è uno spedizioniere ufficiale per Frieze e si sta occupando di spedizioni multiple d’arte a Seoul. Egli dichiara tuttavia: «Ricordate che ad oggi non c’è ancora una singola galleria che abbia lasciato Hong Kong: rimane la porta d’ingresso per la Cina così come per Seoul e Singapore».

Dall’altro lato, perché le case d’asta non hanno ancora stabilito in loco le proprie sedi d’incanto seguendo l’esempio di gallerie come Perrotin, Pace, Gladstone, Lehman Maupin e Ropac, che hanno tutte aperto spazi a Seoul? «Le case d’asta sono meno agili, richiedono infrastrutture più complicate», dice Hornby. Tuttavia, Christie’s ha esposto, durante Frieze Seoul, un’opera costosa di Hockney, come anticipazione della vendita serale del 20°/21° secolo che si terrà a Londra ad ottobre. Phillips ha organizzato una «selling exhibition» nella capitale coreana: per le due società sono entrambe delle prime volte.

Nel frattempo Sotheby’s ha tenuto la sua prima vendita di arte moderna e contemporanea a Singapore, realizzando 24,5 milioni di dollari di Singapore (17,5 milioni di euro circa) e ottenendo buoni risultati con il pittore franco-vietnamita Le Pho e i suoi dipinti delicati e impressionisti con al centro fiori e figure umane. All’orizzonte appare poi Tokyo Gendai, un’iniziativa di Magnus Renfrew, Tim Etchells e Sandy Angus, le menti dietro Taipei, Sidney Contemporary e Art SG, la fiera d’arte di Singapore a lungo rinviata. È previsto che Tokyo Gendai sia lanciata l’anno prossimo, e la speranza è che possa finalmente risvegliare il Giappone da un torpore che dura da decenni nel mercato dell’arte. Ma persiste ancora la sensazione che fare affari in Giappone sia difficile, anche se le autorità stanno cercando di introdurre cambiamenti, ad esempio allentando le norme fiscali.

Chi vincerà allora? Al momento vince Seoul a mani basse, ma anche a causa delle incertezze che si sperimentano altrove. Philip Dodd, esperto di Cina, afferma: «La tensione sale sempre in ottobre al Congresso nazionale del Partito comunista cinese. In seguito le cose potrebbero essere più facili, e gli artisti occidentali sono ancora desiderosi di esporre in Cina. Ma con le norme per la quarantena che vanno e vengono senza possibilità di fare previsioni, la Cina ha delle difficoltà che potrebbero non dissolversi presto. Oppure sì. L’incertezza è il problema più grande».

La fiducia non è stata certo rafforzata dai resoconti relativi a pesci, granchi e anche un ippopotamo sottoposti a tampone per Covid in Cina. Che dire infine di Taipei? In definitiva affronta gli stessi problemi di Hong Kong, dato che la Cina continentale sta gradualmente inasprendo la sua retorica contro l’isola. «La strada non è chiara al momento», dice Hornby. Finora sembra che Seoul sia la vincitrice, ma le altre città non si possono ancora escludere. Potrebbe benissimo accadere che non emerga una singola capitale su tutte, ma piuttosto un certo numero di centri regionali. Il mercato asiatico dell’arte, che secondo le previsioni dovrebbe crescere fino a 455 miliardi di dollari (circa 457 miliardi di euro) nel 2023, può certamente indossare più di una corona.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Georgina Adam