Che cosa ci dicono i risultati delle aste newyorkesi?

Sotheby’s mostra i muscoli e ottiene un buon bottino in un momento particolare del mercato, mentre l’«anarchia» di Christie’s non viene premiata, complici alcuni errori di marketing

«Paesaggio fluviale al crepuscolo, con un cavaliere e altre figure in attesa di un traghetto sulla riva del fiume» di Adriaen van de Velde. Cortesia di Christie’s
Simone Facchinetti |

Le aste newyorkesi di fine gennaio dedicate agli Old Masters sono andate relativamente bene, ma in che senso? Proviamo a confrontarne due, pianificate e allestite in forme diametralmente opposte. Da una parte quella «blindata» di Sotheby’s il 26 gennaio: «Masterpieces from the Fisch Davidson Collection»; dall’altra quella «libera» di Christie’s del 25 gennaio: «Old Masters from the Collection of J.E. Safra. Selling Without Reserve».

La differenza sostanziale tra le due era che la prima era condizionata dal raggiungimento dei prezzi di riserva, la seconda, come era ostentato anche nel titolo, era una vendita libera. Immaginate di lanciarvi da un trapezio in una spericolata acrobazia e avere sotto la rete di protezione, oppure no. I dipinti Fisch Davidson ce l’avevano, quelli Safra no.

La prima asta (di soli 10 lotti) ha totalizzato circa 50 milioni di dollari, la seconda (di 76 lotti) meno di 20 milioni. Più che ricavare notizie sulle tendenze del mercato nel primo caso siamo di fronte a un’esibizione della potenza muscolare di Sotheby’s e non solo. Avrà contato anche l’ingegno e il marketing, tuttavia, la cosa che è apparsa a tutti evidente è stata la lucida determinazione di Sotheby’s in grado di sostenere operazioni del genere, per nulla spericolate. Difatti i risultati di ciascuna opera hanno raggiunto, chi più chi meno, i valori di stima, superando lo sbarramento della riserva. Emergono più informazioni dall’asta «anarchica» messa in scena da Christie’s, compresa la difficoltà di fornire delle stime condivise. Ci sono dei lotti venduti a un decimo del prezzo di stima! Ma sono quelli che li hanno doppiati a segnalare le nuove vie da intraprendere.

Iniziamo da una regola facile: quello che conta, oramai, è il soggetto. Quelli politicamente scorretti sono puniti senza pietà. È il caso di Ter Brugghen e del bordello messo in scena (lotto 21), stimata 800mila-1,2 milioni di dollari, venduta a soli 655mila dollari (senza dimenticare che poco più di un anno fa era andata invenduta alla stima di 2-3 milioni). Una scena hollywoodiana, insopportabilmente pompier, di Gerard de Lairesse (lotto 20) con il «Matrimonio di Peleo e Teti» ha invece raddoppiato la stima.

Idem dicasi per un paesaggio fluviale dipinto da Adriaen van de Velde (lotto 2). In questo caso scommetto che se il pittore non avesse avuto l’idea di collocare al centro quel cavaliere che ci volta le spalle il quadro sarebbe andato invenduto! Mai comprare pittori che non conosce nessuno: lotto 25 (Pietro Negri, chi?). Quasi tutti i quadri sui quali Christie’s aveva puntato (tramite video, pubblicità, marketing, approfondimenti ecc.) sono andati male. Seconda regola (se vendete): attenzione ai prezzi di riserva.

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