Calligrafie mancine di Irma Blank all’ICA di Milano

La sua ricerca asemantica nei territori della scrittura: una calligrafia visiva inventata, libera da ogni obbligo comunicativo e affondata nell' interiorità

 L’artista nel suo studio di Milano nel 1973 ritratta da Gian Sinigaglia. Cortesia dell'artista e P420, Bologna
Ada Masoero |  | Milano

Tedesca di nascita (a Celle, in Bassa Sassonia, nel 1934), italiana per scelta dal 1955, quando si trasferisce in Sicilia, e poi, definitivamente, milanese dal 1973, Irma Blank ha sempre condotto la sua ricerca nei territori della scrittura: una scrittura asemantica, però, una calligrafia visiva inventata, libera da ogni obbligo comunicativo e affondata nella propria interiorità, di cui diventa una sensibile trascrizione.

La mostra «Blank», curata da Johana Carrier e Joana P. R. Neves, alla Fondazione ICA dal 9 giugno al 22 luglio, è frutto della collaborazione tra varie istituzioni internazionali e la stessa Fondazione ICA. La scelta curatoriale è stata di soffermarsi qui soprattutto (ma non solo) sugli ultimi vent’anni di ricerca di questa indomita artista che dal 2017, non potendo più usare la mano destra, ha imparato a servirsi della sinistra e ha dato il via prima alla serie «Gehen. Second Life» (2017-2019) fondata su linee orizzontali e poi al nuovo ciclo «Ways» (2020-2021), esposto qui per la prima volta come il libro realizzato a mano «My Way» (2020).

Documentano il versante performativo il re-enactment dal vivo di «Concerto scritturale» (1981), performance presentata già all’inaugurazione di ICA, e la documentazione video di altre sue performance.

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