C’era una volta il maschio
Al Gropius Bau il concetto di mascolinità sviscerato nelle sue declinazioni contemporanee

Il Gropius Bau allestisce dal 16 ottobre al 10 gennaio la mostra collettiva «Mascolinità: liberazione attraverso la fotografia», che presenta, fra gli altri, lavori di Laurie Anderson, Richard Avedon, Rotimi Fani-Kayode, Isaac Julien, Annette Messager, Catherine Opie.
Al sostantivo del titolo (mascolinità) vengono spesso accompagnati oggi aggettivi connotativi come tossica o fragile, con cui si parla di crisi dei ruoli, cioè di crisi dell’uomo e della famiglia, del patriarcato e del suo sistema sociale profondamente maschilista.
Oltre 300 lavori di 50 artisti e fotografi internazionali indagano su nascita, percezione e sviluppo di un costrutto tutt’altro che biologico, performativo, socialmente imposto a donne e uomini, soprattutto dalla fine degli anni ’60, quando il femminismo entrava nelle manifestazioni di piazza e nelle Università, formando nei giovani una coscienza critica nei confronti della tradizione.
Le domande odierne sono: quali devono essere i comportamenti corretti, consoni al ruolo di maschio nella società globalizzata? Come devono essere espressi secondo le aspettative di questa?
Il quadro d’insieme è complesso, particolarmente critico nei confronti di temi centrali del nostro tempo come il patriarcato, il potere, il razzismo e aperto verso altre frontiere, come l’identità queer, la sessualità, la percezione femminile della mascolinità e la loro fitta rete di interrelazioni. La mostra, organizzata dal Barbican Centre, proviene da Londra: alla Barbican Art Gallery aveva aperto a febbraio per poi riaprire dopo il lockdown tra luglio e agosto.