Brexit, «Abbiamo preferito la via di Hogarth a quella di Turner»
Per Bendor Grosvenor l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea potrebbe costare molto alle arti e al mercato dell’arte

Londra. La Brexit per noi britannici cambia tutto: la nostra politica, l’economia, persino il nostro spirito nazionale. In termini storico artistici, abbiamo preferito la via di Hogarth a quella di Turner. E, sì, anche la nostra arte sarà probabilmente diversa, o quanto meno il modo in cui la organizzeremo, la esporremo e, naturalmente, la venderemo.
Prima di tutto (e mi scuso di essere così utilitarista) è tutta una questione di soldi. Considerato il precipitoso crollo della sterlina e delle borse sembra ragionevole supporre che alle porte vi sia un periodo di incertezza economica o di contraddizioni. Ci vorranno anni di esitazioni per uscire davvero dell’Unione Europea (UE). È probabile che crollino le entrate fiscali e, di conseguenza, le istituzioni artistiche dovranno fare i conti con la penuria di finanziamenti. Sembra anche probabile, con l’opposizione del Partito Laburista nel caos, che
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