Bresaola, robiola e Karl Marx

Franco Fanelli |

Lo confessiamo: alla Biennale di Venezia, nei bei dipinti di Ellen Gallagher, non ci siamo accorti delle ossa delle schiave africane gettate in mare dalle navi negriere perché incinte; né abbiamo capito che le delicate composizioni astratte di Tiffany Chung nascondessero le mappe dove si sono verificati confitti. Inoltre, ci siamo goduti «Vertigo Sea» di John Akomfrah per quello che è, cioè un bel film, e abbiamo dedicato soltanto qualche minuto dei 570 richiesti da «Nachrichten aus der Ideologischen Antike: Marx, Eisenstein - Das Kapital» di Alexander Kluge. L’elenco delle nostre negligenze in visita alla Biennale potrebbe continuare, ma siamo sicuri di essere in buona e numerosa compagnia, e pazienza se le schede della short-guide bacchettano questo tipo di purovisibilismo. La verità è che 136 artisti e un incalcolato numero di opere unito a un’ottantina di padiglioni nazionali, la metà dei quali sparsi
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