Borsette o Picasso?

Per le case d'asta il lockdown è stato la prova generale per le vendite digitali del futuro

«Les Femmes d’Alger» di Picasso
Simone Facchinetti |

Diciamoci la verità, tutto è cambiato da quando c’è internet. Prima di allora bisognava consultare una montagna di libri prima di arrivare a mettere a punto una conferma, una precisazione, una scoperta. Oggi basta premere un tasto, interrogare il motore di ricerca giusto, inserire la domanda corretta. Siamo alle solite, sapere è potere. Tutto è diventato più fluido, intuitivo, anche superficiale, purché veloce.

Con un gesto compro un dipinto dall’altra parte dell’Atlantico e con un altro ne ordino il trasporto fino a casa. In una decina di giorni l’oggetto delle mie brame mi fa già compagnia. Ma che cosa ho acquistato? Era proprio quello che volevo? Non stiamo ad analizzare i gesti impulsivi che fanno parte di questo mondo, come di molte altre categorie merceologiche vendute online.

A chi non è capitato di ordinare un libro, una mascherina o un bagnoschiuma e di pentirsene un secondo dopo averlo fatto? Le case d’aste sanno perfettamente che in futuro le vendite digitali aumenteranno il loro giro d’affari e il lockdown è servito come prova generale. D’altronde non c’era altra possibilità, con il rischio di fermare completamente la macchina. Cosa che, di fatto, non è accaduta. I colossi sono andati avanti comunque, come le piccole case d’aste inglesi, francesi, spagnole, tedesche e americane. Anche l’Italia si è adeguata al meccanismo, convertendo le aste tradizionali in vendite online.

Ora ne possiamo parlare come di fatti lasciati alle spalle, considerando che in alcuni Paesi le cose hanno ricominciato esattamente come prima. Certo bisogna prenotare la visita, non si può partecipare fisicamente all’asta, ma quello che importa è che sia ammessa la visione delle opere, cosa che prima era totalmente vietata. Dopo l’estate tutto si rimetterà in moto, a tempo di marcia.

Durante questi mesi i Ceo di Sotheby’s e Christie’s hanno inviato a tutti i loro clienti una lettera circolare rassicurante. Charles F. Stewart ha dichiarato che, nonostante la situazione, Sotheby’s ha messo a segno dei record per «una stampa, una fotografia, un orologio, un gioiello, un dipinto e una borsa venduti tramite aste online». Lo show deve continuare, anche in tempi di pandemia. Guillaume Cerutti ha rilanciato, affermando che Christie’s ha inventato «ONE. A Global Sale of the 20th Century» (l'asta svoltasi il 10 luglio, è stata seguita dal vivo o via streaming adattandosi ai fusi orari di Hong Kong, Parigi, Londra e New York.

Una soluzione nuova che metterà all’asta opere finalmente «pesanti», molte delle quali superano le stime dei 10 milioni di euro (come «Les Femmes d’Alger» di Picasso). Al di là della modalità inedita, alla prova dei fatti vedremo se il mercato è tornato a correre oppure se si deve accontentare di segnare qualche modesto record in settori minori, come in quello delle borsette griffate.

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