Bice Lazzari, le arti applicate e la libertà
La mostra alla Richard Saltoun Gallery si apre con una vetrina di oggetti creati negli anni Trenta, per poi proseguire con una selezione di opere pittoriche che giungono fino agli anni Settanta

«Nel 1928 affrontai con maggiore decisione la vita sul piano pratico e, piuttosto che girare con il quadro sotto braccio, presi un telaio e mi misi a fare arte applicata, per vivere nel clima tanto adorato, cioè la libertà», così Bice Lazzari ricorda la scelta di allontanarsi dalla dicotomia figurativo-impressionista e astratto-geometrico, e di rivolgersi alla libera sperimentazione offerta dall’arte decorativa.
L’artista, nata a Venezia nel 1900 e scomparsa a Roma nel 1981, solo nel secondo dopoguerra poté dedicarsi completamente alla pittura, ma gli anni delle creazioni d’arte applicata saranno fruttuosi, e ricchi di invenzioni e spunti formali che Lazzari seppe riversare in ciò che definiva «Arte con la A maiuscola». La mostra fino al 30 luglio alla Richard Saltoun Gallery, «Bice Lazzari. Modernist Pioneer», si apre appunto con una vetrina di oggetti (stoffe, borse, cinture, gioielli) creati negli anni Trenta, per poi proseguire con una selezione di opere pittoriche che giungono fino agli anni Settanta.
Informale, minimalismo, astrattismo, con interessanti esiti materici, sono questi i campi in cui, con rigore formale e anticipo sui tempi, la Lazzari dispiegò la propria vasta produzione pittorica. La mostra è organizzata in collaborazione con l’Archivio dell’artista, che ha sede a Roma e che sta operando con varie istituzioni museali per promuovere la riscoperta di un’autentica pioniera dell’arte moderna italiana. Tra le iniziative espositive promosse, è in corso a Ca’ Pesaro, a Venezia, fino al 23 ottobre, la mostra «Bice Lazzari. Fra spazio e misura», a cura di Paola Ugolini.