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Bianconi multicolore

Lidia Panzeri

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L’incontro è di quelli casuali, motivato dalla pratica committenza di realizzare flaconi per profumo, ma non per questo meno intenso e duraturo. Quando Fulvio Bianconi (Padova, 1915 - Milano, 1996) approda a Murano, già famoso per la sua attività di caricaturista e di grafico, incontra Paolo Venini: nasce un sodalizio che si protrae fino alla metà degli anni Cinquanta e, più sporadicamente, anche negli anni successivi.

Questa vicenda, all’insegna di una creatività giocosa, è documentata con oltre 300 opere nella mostra «Fulvio Bianconi alla Venini», a cura di Marino Barovier e allestita all’Isola di San Giorgio Maggiore dal 13 settembre al 10 gennaio, quarto episodio de «Le stanze del vetro», un progetto della Fondazione Giorgio Cini con Pentagram Stiftung. L’esordio è tra i più promettenti con l’invenzione del vaso «fazzoletto» dagli orli sfrangiati, di dimensioni, foggia e colori diversi che ben presto diventa un’icona dell’arte vetraria.

La creatività di Bianconi si esprime in sempre rinnovate invenzioni: dai vasi «pezzati», realizzati con un mosaico multicolore di vetri a fasce orizzontali o verticali, anche questi ben presto diventati famosi, a quelli denominati «scozzesi», che ne rappresentano un’ulteriore evoluzione, databili dal 1950 al 1957.

Il versante ludico si esprime nella serie delle «Sirene» e dei «Nudi» e, soprattutto, nelle figurine in vetro policromo ispirate alla Commedia Italiana, a cui si affiancano i «Pulcinella» ispirati ai dipinti di Tiepolo. Nel 1967 la parabola si conclude con le fragili statuine ispirate alla musica beat. Per l’occasione sarà edito da Skira il catalogo ragionato dei vetri di Fulvio Bianconi per la Venini, a cura di Marino Barovier e Carla Sonego.

Lidia Panzeri, 02 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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Bianconi multicolore | Lidia Panzeri

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