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Barbara Probst, «Exposure #140.5: Brooklyn, Be Elecrtic Studios, 352 Trutman Street, 10.29.18, 3:04 p.m.» © l’artista, Cortesia di Monica De Cardenas

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Barbara Probst, «Exposure #140.5: Brooklyn, Be Elecrtic Studios, 352 Trutman Street, 10.29.18, 3:04 p.m.» © l’artista, Cortesia di Monica De Cardenas

Barbara Probst e il bianconiglio

I punti di vista della Probst e la nuova collaborazione con Zilla Leutenegger da De Cardenas

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Redazione GDA

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Sono storie misteriose. Sequenze che sembrano sconnesse e non lo sono. I lavori fotografici di Barbara Probst assorbono lo spettatore, come Alice con il bianconiglio. Si entra in una storia e ci si ritrova in mille altre. Ogni opera è composta da più fotografie scattate nello stesso luogo e momento, ma con diversi punti di vista. Anche nella mostra «Fashion», da Monica De Cardenas fino al 25 settembre, con lavori commissionati da importanti riviste di moda internazionali, le immagini adescano l’osservatore e il gioco è fatto. Per Versace alcune modelle armate di macchine fotografiche puntano gli obiettivi su un soggetto maschile nudo, e pur nei colorati abbigliamenti l’attenzione è posta sull’idea di controllo e sul gender. Una strada di New York è il teatro per sei dittici realizzati per Wallpaper nell’arco di una giornata in cui le modelle sono immortalate tra i passanti, contemporaneamente riprese dall’alto e dalla strada. Come nei giochi di prestigio, scoprire il trucco fa parte del gioco e non toglie nulla alla magia: Probst aziona con un telecomando diverse macchine fotografiche puntate sulla medesima scena, svelando la relatività dei punti di vista e della prospettiva. Di lì nasce il racconto, una magia che un unico punto di vista non potrebbe cogliere. Per l’artista, che vive tra New York e Monaco di Baviera, dov’è nata nel 1964, è anche l’occasione per indagare ambiguità dell’immagine, convenzioni e generi: reportage, sorveglianza, ritratto, still life, fotografia di moda. Il lavoro commissionato da «Vogue Italia» nel 2017 è una serie di primi piani alle gemelle Lia e Odette Pavlova, i cui volti identici sono trasformati dal trucco, obbligando lo sguardo a oscillare tra le due. Nelle sette fotografie scattate nella Glass House di Philip Johnson, la griglia maniacale stabilita dall’artista è un elegante e algido labirinto mentale. Prossimamente la galleria inaugurerà la collaborazione con l’artista svizzera, Zilla Leutenegger (1968), la sua personale sarà visibile dal 30 settembre al 27 novembre. Artista di rilevanza internazionale della generazione di Pippilotti Rist e Ugo Rondinone, i suoi lavori sono dipinti, video e installazioni che esplorano i concetti di sogno, ricordo, paura e desiderio.

Barbara Probst, «Exposure #140.5: Brooklyn, Be Elecrtic Studios, 352 Trutman Street, 10.29.18, 3:04 p.m.» © l’artista, Cortesia di Monica De Cardenas

Redazione GDA, 29 settembre 2021 | © Riproduzione riservata

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