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Balka nel tunnel a nervi scoperti

Un allestimento polisensoriale all’Hangar

«La contemporaneità non esiste, non possiamo cogliere lo scorrere ininterrotto del tempo. Nel momento stesso in cui ci muoviamo verso il futuro, siamo sempre già nel passato. Questa è la condizione della mia scultura»: così l’artista polacco Miroslaw Balka (Varsavia, 1958), in occasione di una mostra allestita alla Tate Britain di Londra del 1995, definì la sua pratica; una sorta di gioco a rimpiattino tra passato, presente e futuro, in cui la nozione di attraversamento spazio-temporale acquisisce un ruolo di primo piano. «CROSSOVER/S», inglese per «passaggio» e «trasformazione», un cambiamento di stato che implica un attraversamento, non a caso, è il titolo della retrospettiva (la prima in Italia) che Pirelli HangarBicocca dedica a Balka fino al 30 luglio. Una mostra, a cura di Vicente Todolí, che raggruppa nell’ampio spazio delle Navate 15 lavori tra sculture, installazioni e video prodotti dagli anni Novanta ad oggi.

«Holding the Horizon» (2016), opera video prodotta dall’artista per questo progetto milanese, segna l’inizio e la fine del percorso espositivo: un orizzonte simbolico, rappresentato dall’immagine instabile di una striscia di carta gialla su sfondo nero, che i visitatori sono invitati ad «attraversare». Altre opere in mostra sono «Cruzamento» (2007), una struttura a forma di croce formata da una rete metallica e cinque ventilatori, crocevia simbolico collocato al centro delle Navate; oppure «200 x 760 x 550 The Right Path» (2008-15), un corridoio buio di metallo che pare condurre in un luogo posto al di fuori dallo spazio dell’Hangar.

Per concludere con un intervento leggerissimo, quasi invisibile collocato all’interno del Cubo: «Yellow Nerve» (2012-15), un sottile filo giallo che pende dal soffitto ruotando lentamente su se stesso, fino a toccare il pavimento. Non solo la vista, ma anche il tatto, l’udito e l’olfatto vengono stimolati in un’esposizione dal carattere fortemente sinestetico: oltre al suono dei video proiettati sul pavimento, l’eco dell’acqua tinta di nero che scorre su una fontana-installazione di metallo («Wege zur Behandlung von Schmerzen», 2011) o il profumo di «Soap Corridor», opera ideata per la Biennale di Venezia del 1993, pervadono l’intero spazio espositivo.

Federico Florian, 13 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Balka nel tunnel a nervi scoperti | Federico Florian

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