
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Venezia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a VeneziaVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Un allestimento polisensoriale all’Hangar
- Federico Florian
- 13 aprile 2017
- 00’minuti di lettura


Balka nel tunnel a nervi scoperti
Un allestimento polisensoriale all’Hangar
- Federico Florian
- 13 aprile 2017
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoli«La contemporaneità non esiste, non possiamo cogliere lo scorrere ininterrotto del tempo. Nel momento stesso in cui ci muoviamo verso il futuro, siamo sempre già nel passato. Questa è la condizione della mia scultura»: così l’artista polacco Miroslaw Balka (Varsavia, 1958), in occasione di una mostra allestita alla Tate Britain di Londra del 1995, definì la sua pratica; una sorta di gioco a rimpiattino tra passato, presente e futuro, in cui la nozione di attraversamento spazio-temporale acquisisce un ruolo di primo piano. «CROSSOVER/S», inglese per «passaggio» e «trasformazione», un cambiamento di stato che implica un attraversamento, non a caso, è il titolo della retrospettiva (la prima in Italia) che Pirelli HangarBicocca dedica a Balka fino al 30 luglio. Una mostra, a cura di Vicente Todolí, che raggruppa nell’ampio spazio delle Navate 15 lavori tra sculture, installazioni e video prodotti dagli anni Novanta ad oggi.
«Holding the Horizon» (2016), opera video prodotta dall’artista per questo progetto milanese, segna l’inizio e la fine del percorso espositivo: un orizzonte simbolico, rappresentato dall’immagine instabile di una striscia di carta gialla su sfondo nero, che i visitatori sono invitati ad «attraversare». Altre opere in mostra sono «Cruzamento» (2007), una struttura a forma di croce formata da una rete metallica e cinque ventilatori, crocevia simbolico collocato al centro delle Navate; oppure «200 x 760 x 550 The Right Path» (2008-15), un corridoio buio di metallo che pare condurre in un luogo posto al di fuori dallo spazio dell’Hangar.
Per concludere con un intervento leggerissimo, quasi invisibile collocato all’interno del Cubo: «Yellow Nerve» (2012-15), un sottile filo giallo che pende dal soffitto ruotando lentamente su se stesso, fino a toccare il pavimento. Non solo la vista, ma anche il tatto, l’udito e l’olfatto vengono stimolati in un’esposizione dal carattere fortemente sinestetico: oltre al suono dei video proiettati sul pavimento, l’eco dell’acqua tinta di nero che scorre su una fontana-installazione di metallo («Wege zur Behandlung von Schmerzen», 2011) o il profumo di «Soap Corridor», opera ideata per la Biennale di Venezia del 1993, pervadono l’intero spazio espositivo.