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Astratto ma popolare, quasi pop

Anna Costantini

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Al Whitney Museum una retrospettiva di Stuart Davis

Un forte legame unisce Stuart Davis e il Whitney Museum of American Art. Tra i fondatori del Whitney Studio Club nel 1918, embrione dell’istituzione che un anno fa ha inaugurato la nuova sede progettata da Renzo Piano, il pittore ebbe la sua prima personale nel museo newyorkese nel 1926. A novant’anni di distanza, il museo ospita fino al 25 settembre la mostra «Stuart Davis. In Full Swing», a cura di Barbara Haskell e Harry Cooper, con la collaborazione di Sarah Humphreville.

Realizzata insieme alla National Gallery of Art di Washington, dove sarà allestita dal 20 novembre al 5 marzo 2017, la rassegna celebra uno dei principali esponenti dell’Astrattismo statunitense. Conseguenza della rivelazione delle avanguardie europee, soprattutto del Cubismo e dei Fauves, scoperte all’Armory Show nel 1913, il modernismo tutto americano di Davis (Filadelfia, 1892) è ripercorso attraverso un centinaio di opere comprese tra gli anni Venti e il 1964, anno della morte dell’artista.

Si parte dagli oli con i pacchetti di sigarette e i prodotti per la casa scomposti e sintetizzati, per passare ai paesaggi urbani di ispirazione realista, fino alle astrazioni ritmiche degli anni Cinquanta. L’arte di Davis, attraversata da una nuova consapevolezza visiva della realtà quotidiana e salutata, dichiara la curatrice Barbara Haskell, «come precorritrice degli stili rivali della Pop e dell’astrazione geometrica a campi di colore», riesce a realizzare «una sintesi rara: un’arte assolutamente astratta ma da cui, nello stesso tempo, trasuda lo spirito della cultura popolare». Dopo New York e Washington, la mostra proseguirà per il De Young Museum di San Francisco (8 aprile-6 agosto 2017) e il Crystal Bridges Museum of American Art di Bentonville, Arkansas (16 settembre 2017-8 gennaio 2018).

Anna Costantini, 21 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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