Arte antica: non è più il tempo dell’improvvisazione
Due casi di «sleeper» registrati tra giugno e luglio nel mondo delle vendite italiane all’asta

Nell’ultima edizione di Tefaf Maastricht (24-30 giugno) si è capita una cosa: solo chi lavora con abnegazione e lucidità ottiene risultati tangibili, mentre chi pensa di portare in tavola una minestra riscaldata torna a casa con le mani vuote. È giusto che sia così: non è più il tempo dell’improvvisazione.
Vedremo se questa tendenza troverà riscontro nell’imminente edizione della Biaf - Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze (24 settembre-2 ottobre), dove si troveranno schierati i migliori mercanti italiani, assieme a qualche intraprendente straniero. A proposito di necessità di lavoro bisogna ammettere che le case d’asta non vanno mai in vacanza. In qualche angolo della terra accade sempre qualcosa.
La ruota non si ferma neppure nel mese d’agosto. Alla faccia della canicola globale le piccole case d’asta continuano a macinare vendite. Potrei sbagliarmi ma fino a qualche tempo fa non era esattamente così. Qui vorrei segnalare un paio di casi accaduti tra giugno e luglio, ripescati dal mercato delle aste.
Il primo riguarda due tavolette proposte da Babuino il 28 giugno (lotto 175) stimate 300-400 euro, inverosimilmente schedate come di un pittore dell’Italia settentrionale del XVIII secolo. Suvvia non scherziamo, chi dipingeva in questo modo nel Settecento?
Sono opere dell’inizio del XVI secolo di un noto pittore piemontese del tempo: Gandolfino da Roreto. Si sposano perfettamente con altre tavole analoghe (per dimensioni e misure) conservate al Museo civico Ala Ponzone a Cremona. Solo il giorno dell’asta si è scoperto che nel frattempo erano state ritirate. Qualcuno deve aver mangiato la foglia...
Il secondo episodio è andato in scena sempre a Roma, presso Anglicana Aste, il 27 luglio. Lotto 70: prima schedato come anonimo, poi creduto della cerchia di Giacinto Gimignani, stimato 2mila euro. Il dipinto sembrava immacolato, appena staccato da una parete dove era stato a prendere polvere da un paio di secoli, da quando l’avevano rimesso in cornice all’inizio dell’Ottocento.
Una scena concitata fatta di gesti ed espressioni teatrali: David che orgogliosamente mostra a Saul la testa mozzata di Golia. Per un quadro di Angelo Caroselli 16mila euro di martello sono un ottimo affare.