Arriva a Bergamo (attesissima) Kusama, la regina dei pois
Il medievale Palazzo della Ragione ospita, per la prima volta in Italia, la più famosa «Infinity Mirror Room» dell’artista giapponese

Che li si chiami «pois», come usava un tempo, o «polka dot», come si dice ora, è innegabile che nell’arte (ma più di recente anche nella moda: si legga Louis Vuitton) la loro regina è lei, Yayoi Kusama, l’artista giapponese oggi 94enne, nata nel 1929 a Matsumoto, che è riuscita nel suo progetto di diventare un’icona universale dell’arte proprio grazie all’uso ossessivo di questo segno elementare. Oltre che delle zucche, amate sin dall’infanzia (quando le vedeva nelle tenute del nonno) per la loro forma solida e rassicurante.
Un’infanzia difficile, la sua: non certo per ragioni economiche, perché la sua famiglia era molto benestante, ma per le allucinazioni che presero ad assediarla, bambina, dopo un’esperienza vissuta in un campo fiorito in cui, stordita da una luce abbagliante, ebbe la sensazione di sprofondare, «come se quei fiori, scriverà, volessero annientarmi». Di qui la scelta di fare l’artista, avversata dall’impettita famiglia, e la fuga, nel 1958, negli Stati Uniti (incoraggiata da Georgia O’Keeffe, cui mandò alcuni suoi lavori) con le difficoltà a imporsi in quel mondo così diverso dal suo e ancora così maschilista, e con la militanza femminista, da cui nascono le opere irte di falli di tessuto.
Poi, il successo. Nel 1973 decide di tornare in Giappone e qui, nel 1977, si fa ricoverare volontariamente nell’ospedale psichiatrico dove tuttora vive, uscendone però a suo piacimento per andare nel suo studio. Lei voleva diventare un Andy Warhol al femminile e ci è riuscita: sebbene parte della critica arricci il naso di fronte al suo abuso di «pallini», sia la sua persona (buffa, con la parrucchetta rossa e i vestiti rigorosamente a pois: quasi un manga) sia il suo lavoro (che comprende anche numerosi «ambienti») sono entrati nell’immaginario collettivo.
Tanto che la mostra che dal 17 novembre presenta nel Palazzo della Ragione di Bergamo «Fireflies on the Water» (in arrivo dal Whitney Museum di New York), la più famosa delle sue «Infinity Mirror Room», è stata prorogata, prima ancora d’inaugurarsi, fino al 24 marzo 2024. Intitolata «Yayoi Kusama. Infinito Presente» (catalogo Skira), promossa, per Bergamo Brescia 2023, da The Blank Contemporary Art con il Comune di Bergamo, e curata da Stefano Raimondi (che di The Blank è il presidente, oltre a essere il direttore del Mac di Lissone e di ArtVerona), la mostra, allestita da Maria Marzia Minelli, presenta per la prima volta in Italia questa stanza buia, che va visitata nel silenzio e in solitudine (ma come, visto il numero di prenotazioni?). Foderata di specchi e con un pavimento d’acqua, la stanza regala una sorta di allucinazione poiché le superfici specchianti riflettono infinitamente le 150 piccole luci che pendono dal soffitto, evocando un’ipnotica notte fitta di lucciole. Per arrivarci, si attraversa un percorso introduttivo che con poesie (Kusama è anche poetessa e scrittrice), filmati, documentazioni fisiche e digitali, rilegge il suo universo creativo, preparando il visitatore all’incontro con l’oscurità fatata della «stanza». La mostra fa parte del Festival di Arte Contemporanea Artdate, organizzato dal 9 al 26 novembre nelle due città da The Blank, Bergamo, e Palazzo Monti, Brescia.
