Stéphane Couturier, Climat de France Alger

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Stéphane Couturier, Climat de France Alger

Aria di banlieue francese ad Algeri

Chiara Coronelli

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Chalon-sur-Saône (Francia). Tutta in blocchi di pietra massiccia, collocata sulle alture di Algeri, a Oued Koriche, Climat de France è la città edificata in piena guerra franco algerina, alla fine degli anni Cinquanta, da Fernand Pouillon, al quale si devono molte ricostruzioni cresciute nel secondo dopoguerra.
Oggi grandiosa e fatiscente, fuori dal tempo come una scenografia teatrale ma densa delle quasi cinquantamila persone che occupano le sue case, con le duecento colonne che segnano il passo della piazza interna e la foratura continua delle finestre, con coperte lenzuola parabole e vestiti appesi ai muri esterni, è il luogo ideale per l’obiettivo di Stéphane Couturier, da sempre interessato all’architettura e alle metamorfosi urbane, fin dalle prime serie che datano dal 1995.

L’artista francese riprende la città a partire dal 2011, e lo fa per accumulo, moltiplicando i punti di vista, per avere una resa caleidoscopica di questo mondo ipnotico. «Climat de France, Alger» è la mostra che il Musée Nicéphore Niépce dedica a questo progetto (fino al 15 gennaio), anche pubblicato nell’omonimo volume, edizione ampliata edita quest’anno da Xavier Barral. «La città, scrive François Cheval nel libro, è una collezione di sequenze, certo, ma rimane un blocco. Edificio per edificio, quartiere per quartiere, ritratto per ritratto, Algeri sembra indivisibile. I frammenti corrispondono perfettamente all’idea della città». E ancora, Couturier «non convoca i nostri sensi ma ci fa vedere la materia». Una materia che continua a cambiare, che si trasforma come un organismo, che invecchia e degenera pur continuando a procedere per sedimentazione, adattandosi alle esigenze di chi ci abita, e alle urgenze storiche e politiche. La superficie della città continua a brulicare di vita, e Couturier ce la restituisce sia in immagini fisse in formato gigante, che in proiezioni filmiche, tra cui i dittici con le riprese simultanee da opposti punti di vista, i ritratti video, e i piani sequenza del colonnato, percorso da di fronte e d’infilata, lungo il corridoio porticato.
Il suo è un lavoro che ridefinisce un luogo, restituendogli in pieno una complessità difficile, che si incarna in un flusso di quinte a perdita d’occhio, che richiamano verso quello che sta dietro a ogni muro e a ogni finestra, a ogni panno steso, a ogni tenda che protegge e nasconde.

Stéphane Couturier, Climat de France Alger

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Chiara Coronelli, 18 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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Aria di banlieue francese ad Algeri | Chiara Coronelli

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